Prosegue la nostra lettura dell’antologia dattiloscritta sulla preghiera dell’archimandrita Lazarus Moore di cui abbiamo trattato in quest’articolo. Come si diceva, si tratta di un documento storico di grande portata spirituale di cui si è molto discusso ma che è stato visionato integralmente soltanto da pochi studiosi. È il testo dattiloscritto redatto dal monaco inglese appartenente alla Chiesa russa ortodossa Lazarus Moore sulla vita di preghiera che è servito a padre Matta el Meskin come fonte di ispirazione per preparare la sua opera più importante Ḥayāt al-ṣalāh al-’urṯūḏuksiyya “La vita ortodossa di preghiera” (tradotta in italiano con il titolo di “L’esperienza di Dio nella preghiera”).
Anche stavolta il testo che offriamo ai lettori è del tutto inedito: si tratta delle prime pagine dell’antologia dedicata alle definizioni possibili di preghiera a partire dagli scritti dei Padri della Chiesa. Lasciamo le citazioni così come sono, senza riferimento bibliografico, così come li ha offerti l’archimandrita Lazarus Moore.
“Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1). La preghiera è un innalzare la mente a Dio (San Giovanni damasceno)
Secondo la sua natura, la preghiera è il conversare e l’unione dell’uomo con Dio. Secondo la sua azione, è un sostenere il mondo, una riconciliazione con Dio, la madre e anche la figlia delle lacrime, la propiziazione dei peccati, un ponte per attraversare le tentazioni, un muro di difesa contro le afflizioni, uno schiacciare i conflitti, un lavorare con gli angeli, un cibo per tutti gli essere incorporei, la felicità futura, un’attività senza fine, la fonte delle virtù, la sorgente delle grazie, il successo invisibile, cibo per l’anima, illuminazione per la mente, ascia contro la disperazione, dimostrazione di speranza, annullamento dell’angoscia, ricchezza dei monaci, tesoro degli eremiti, addomesticamento dell’ira, specchio di crescita spirituale, realizzazione del successo, un mostrare lo stato dell’anima, una dichiarazione del futuro, un segno di gloria. Per colui che prega davvero, la preghiera è la corte, le camere del giudizio e il tribunale del Signore prima che si compia il giudizio futuro (San Giovanni Climaco)
La preghiera è una grande arma, un tesoro inesauribile, ricchezze infallibili, porto imperturbabile, calma indisturbata. La preghiera è la radice e la fonte e la madre di innumerevoli benedizioni; è più potente del potere regale. La preghiera è il preludio della gioia a venire (San Giovanni Crisostomo)
La preghiera è il rivolgersi dell’uomo caduto e pentito a Dio. La preghiera è il pianto dell’uomo caduto e pentito davanti a Dio. La preghiere è lo sgorgare di sentimenti sinceri, di richieste e di gemiti dell’uomo caduto, ucciso dal peccato, davanti a Dio (vescovo Ignazio Brianchaninov)
Quando preghi, non stai forse parlando con Dio? Questo è un privilegio che è negato persino agli angeli (San Giovanni Crisostomo)
La preghiera trasforma i cuori di carne in cuori spirituali, i cuori tiepidi in cuori zelanti, i cuori umani in cuori divini (San Giovanni Crisostomo)
I santi Padri sono soliti designare tutte le emozioni vantaggiose e tutta l’opera spirituale con il nome di preghiera. E non solo i Padri ma tutti coloro che sono illuminati dalla conoscenza considerano le belle azioni come preghiera, sebbene è chiaro che la preghiera è diversa dai fatti, che sono cose che vengono fatte. Ma talvolta essi chiamano preghiera spirituale ciò che altre volte definiscono contemplazione. Vedi come i Padri cambiano le loro definizioni delle cose spirituali? Ciò è dovuto al fatto che le designazioni accurate possono solo essere stabilite a riguardo di cose terrene. Le cose del mondo a venire non posseggono un vero nome, ma solo una semplice cognizione, che è esaltata al di sopra di tutti i nomi, i segni, le forme, i colori, le abitudini e le denominazioni composite (Sant’Isacco il Siro)
La preghiera è il sentimento costante della propria povertà e debolezza spirituale, la contemplazione in noi stessi, negli altri, e nella natura delle opere della grande sapienza, misericordia e onnipotenza di Dio. La preghiera è un atteggiamento di costante gratitudine (Padre Giovanni di Kronstadt)
Talvolta le persone chiamano preghiera ciò che non è affatto preghiera. Per esempio: un uomo va in chiesa, ci resta per un tempo, osserva le icone o le altre persone, le loro facce, i loro vestiti, e dice che ha pregato Dio. O ancora sta di fronte a un’icona a casa, inclina la testa, dice qualche parola imparata a memoria, senza comprensione né sentimento, e dice di aver pregato. In realtà, con i suoi pensieri e con il cuore non ha pregato affatto ma era altrove con altre persone e altre cose e non con Dio (Padre Giovanni di Kronstadt)
Some Aspects of the Orthodox Prayer (a cura di arch. Lazarus Moore), p. 1