Il seguente è un dialogo tra padre Gabriel Bunge, eremita ortodosso, e un gruppo di fedeli russi. L’incontro integrale (in francese e russo) si può guardare qui.
Perché sono necessari i breviari?
Ci dica, per favore: si possono recitare preghiere personali invece di quelle canoniche? Perché tutti i breviari insistono su testi canonici?
P. Gabriel: Le preghiere canoniche nei breviari o libri delle ore che usiamo sono una scuola di preghiera. In principio non esistevano. Poi, i primi monaci avevano una particolare tradizione di preghiera, che si perse col tempo. Essi recitavano i Salmi e, dopo ogni Salmo, si fermavano e si alzavano – poiché uno poteva recitare i Salmi da seduto – ed alzavano le braccia e pregavano in silenzio.
Quando una persona di oggi – questo io l’ho spesso sperimentato – vuole imparare questo modo di lettura e preghiera, incontra molte difficoltà. Si sente perso; egli non sa cosa dire. È abbastanza semplice recitare i Salmi in modo concentrato, ma una volta che non si ha più questa “stampella”, molte persone all’inizio un po’ si perdono. I Libri di preghiera canonica che noi usiamo ci aiutano ad imparare a pregare come Cristiani, in quanto i Salmi sono un testo dell’Antico Testamento. Sono principalmente Sacre Scritture. Salmeggiare non è ancora pregare; siamo sulla strada verso la preghiera. Quindi, si deve imparare a leggere i Salmi in modo cristiano. Questo significa usare una chiave cristologica; si deve cercare e trovare Cristo, la sua Chiesa ed i credenti in queste parole dell’Antico Testamento.
I Libri di Preghiera e le preghiere canoniche, che sono tutte di origine cristiana, aiutano a pregare come Cristiani. Quando si è imparato questo, poi diventa più facile trovare una frase o un’espressione in un salmo che si è appena letto e trasformarla in preghiera personale e cristiana.
Come si può passare dalla meditazione indù o buddista alla preghiera cristiana?
Qual è il modo corretto per iniziare a praticare la preghiera dopo un’esperienza nella meditazione indù e buddista?
P. Gabriel: Non conosco abbastanza bene la Russia [p. Gabriel parlava a un pubblico di cristiani russi, N.d.T.] per sapere a che punto dei metodi di meditazione dell’Estremo Oriente siano stati adottati, in particolare dai fedeli. Ma è chiaro che la meditazione è una cosa completamente diversa dalla preghiera. Pregare, come meditare, è un’espressione del credo della religione di appartenenza. I Cristiani pregano, i Buddisti o gli Indù meditano. Il Cristiano è sempre consapevole, in tutti i gradi di preghiera, che si trova di fronte a Qualcuno. Nelle religioni dell’Estremo Oriente, in cui l’Assoluto è impersonale, uno è – in definitiva – da solo con se stesso. Si entra in se stessi, al fine di prendere coscienza della propria identità con l’Assoluto. Il Cristiano vuole qualcosa di molto diverso. Vuole una conversazione, un dialogo, senza alcun intermediario, con l’Assoluta Persona di Dio.
Per tornare alla questione, uno che ha esperienza di metodi dell’Estremo Oriente farebbe bene a cominciare dal basso: molto semplicemente, recitare le preghiere canoniche, essere consapevole del fatto che è un povero peccatore, bisognoso della misericordia di Dio, e che non può salvare se stesso.
È impossibile pregare nella confusione.
Buonasera, Padre Gabriel. Vorrei, possibilmente, chiarire l’argomento dell’incontro di quest’oggi porgendole la seguente domanda. Quando ci poniamo la seguente domanda – Possono pregare gli uomini moderni? – si presuppone che per l’uomo moderno, la preghiera sia in qualche modo innaturale e molto difficile. A suo parere, nel ritratto psicologico dell’uomo moderno, che cosa rende la vita di preghiera la cosa più difficile? Cosa deve combattere principalmente l’uomo moderno, e che cosa deve conquistare in se stesso, affinché la vita di preghiera diventi più normale e naturale?
P. Gabriel: Io credo che ciò che impedisce all’uomo moderno di pregare – per quanto ne sappia, perché dopo tutto io sono un eremita – è che lui non è mai solo. È costantemente circondato da rumore. Non si può pregare in mezzo a un costante rumore. Quando televisione, cellulari, Internet – e Dio sa cos’altro – sono costantemente accesi, non si può pregare. Ho avuto una piccola esperienza di questo quando ho dovuto installare un telefono nel posto dove vivo. Era nella mia cella, era un dispositivo con un fax e una segreteria telefonica automatica. In linea di massima, non sentivo nulla, ma c’era questa piccola luce.
Un giorno ho ricevuto una cartolina da una suora eremita, che non avevo mai incontrato, in cui mi diceva che – purtroppo! – non aveva trovato ciò che cercava nella vita eremitica. È una donna eccezionale: era un medico ed era entrata in un ordine molto rigoroso ed era poi diventata eremita. E poi mi sono detto: mio Dio, che cosa succederebbe se dovessi dire la stessa cosa di me? Quindi ho preso il telefono con le mie due mani e l’ho gettato fuori. Lo misi in cucina [in un altro edificio], dove io non vivo. Pertanto, non posso né vederlo né sentirlo. Quando tornai indietro, mi sedetti con la mia corda di preghiera e guardai – e quella luce non era più lì. Ero veramente solo. C’era sempre stata una spia accanto a me. Il mondo aveva un piede nella porta. Capite tutto molto bene.
Pertanto, si deve spegnere tutto. Si deve rimanere soli, mettersi davanti all’icona o l’icona all’angolo, fare il segno della croce e recitare i salmi. Se questo non funziona, bisogna gridare più forte. E vedrete che funziona. Funziona!
Dio non soddisfa i nostri capricci.
Ci dica, per favore, perché una preghiera è ascoltata e un’altra no?
P. Gabriel: Perché Dio non è qui a soddisfare i nostri capricci. Per citare Evagrio ancora una volta, “Non chiedere mai che sia fatta la tua volontà.” L’ho fatto spesso, ha detto il santo, e quando è stato compiuta, non è mai stato quello che mi aspettavo. Perché Dio vuole sempre il bene, ma tu no affatto. Così la prima preghiera è: “Fammi conoscere la tua volontà.” Perché tutto ciò che non è la volontà di Dio non è reale, ma è illusione.
A volte noi insistiamo. Noi pensiamo che dovremmo ricevere questo e quello, ma entrambe non vanno bene, o non è il momento giusto, o non sono per noi, ecc. Il segreto della vita spirituale è quello di conoscere e fare la volontà di Dio, come suo Figlio, nostro Signore.
Ho capito bene P. Gabriel? Che è meglio pregare a casa da solo piuttosto che in chiesa, quando ci sono molte persone?
P. Gabriel: L’una e l’altra [sono buoni]. Ogni cosa ha il suo tempo. Ad esempio, parlando di monaci, se un monaco prega in chiesa solo quando è con gli altri, e non prega nella sua cella, non prega affatto. Sta facendo solo il suo dovere, per così dire, ma Dio sa dov’è la sua testa. In ogni caso, ci sono altri che pregano, leggono e cantano, ecc. Ma quando lui è nella sua cella tutto solo, allora è faccia a faccia con Dio solo. Questo è il momento della verità.
P. Gabriel, si sente sempre a suo agio in solitudine? Come si può evitare di scoraggiarsi in solitudine?
P. Gabriel: Ho evitato lo sconforto scrivendo un libro su questo argomento [Akèdia: L’insegnamento spirituale di Evagrio Pontico]. Il monastero di Srentensky sta preparando una seconda edizione di questo libro [in russo]. È una battuta, ma uno può combattere ognuno degli otto “pensieri” principali occupando se stesso con essi. Cioè, uno li studia, da dove vengono, e come può combatterli.
tratto da: Pravmir
tradotto da: Shady Poless