In questo periodo dell’anno la Chiesa ricorda i “vincoli”, l’arresto di San Pietro. Solitamente pensiamo a lui come a colui che parlava sempre a nome dei suoi fratelli oppure come a colui che, dopo essersi vantato di essere pronto a morire con Cristo, quando vide Cristo giudicato e condannato in modo iniquo, lo rinnegò tre volte. Ed è quest’ultimo evento che la Chiesa ha isolato in memoria del suo imprigionamento e della sua fedeltà, perché questi due eventi coesistono insieme. Quando Cristo incontrò Pietro sulle sponde del lago dopo che quest’ultimo l’aveva rinnegato, gli pose tre volte una domanda sull’amore: “Pietro! Mi ami tu più di costoro?” – questi discepoli che non mi hanno tradito. Perché “più di costoro”? Come ci si poteva aspettare da lui di amare Cristo più degli altri Apostoli, quando era chiaro come il sole che egli l’aveva rinnegato?
E’ vero, anche gli altri Apostoli aveva cercato di scappare alla condanna che subì Cristo, scapparono. Ma Pietro aveva rinunciato a lui apertamente. Perché gli viene chiesto se lo amava “più di costoro”? Pietro non se lo ricordò in quel momento. Ma noi possiamo leggere nel Vangelo che Cristo dice che colui al quale è perdonato di più ama di più, per una gratitudine, per una gioia più profonda. Per una meraviglia più profonda l’amore divampa nel cuore di colui che è perdonato; e più c’è da essere perdonati, maggiore è la gratitudine, più esultante è la gioia, più caldo, più perfetto l’amore.
Pietro stetti lì, perdonato. Cristo non lo giudicò, non lo respinse, non gli chiese “Ti sei pentito di avermi rinnegato?” Perché Pietro era lì, in mezzo agli altri, perché Pietro era uno dei suoi ma con il cuore spezzato, con il ricordo ustionante di aver rinnegato. Pietro fu accolto. Questo è l’amore di cui parla san Paolo nell’Epistola ai Corinzi. Cosa dice? Che l’amore è paziente, che l’amore è gentile, che l’amore non invidia nessuno, non è mai vanaglorioso, non è mai borioso, non è mai brutale, non è mai egoista; quest’amore non si offende mai velocemente (quant’è vero per Cristo!); quest’amore non si ricorda degli errori; e qui vediamo Cristo ricevere Pietro come uno dei suoi amati discepoli, malgrado egli l’abbia rinnegato!
L’amore non si compiace dei peccati delle persone ma gioisce della loro verità. Non c’è nulla che l’amore non possa affrontare – nessun limite alla sua fede, alla sua speranza, dura in eterno, non smette mai, non è mai sconfitto.Questo è l’amore di Cristo ma questo è anche l’amore che egli si aspettava da Pietro quando gli ha detto: “Mi ami tu più di costoro?”. La prima domanda è posta con una parola greca che fa sì che la frase significhi: “Possiedi tu quella serena certezza dell’amore, quell’amore che abbraccia tutto, vasto come il cielo, quieto e perfetto?”. Ma la seconda domanda e la terza furono riformulate in un altro modo: “Mi ami tu come un amico ama un amico?”. E qui, di nuovo, Pietro probabilmente non si ricordò come possiamo ricordarci noi quando affrontiamo una sfida nella vita. Pietro avrebbe potuto ricordarsi di quando Gesù disse: “Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici”. Al contempo, Cristo disse ai discepoli: “Non vi chiamo più servi, vi chiamo amici, perché il servo non sa la volontà del suo Padrone. Ma io vi ho detto tutto”. Cristo ha così tanto amato i suoi discepoli, e perciò Pietro ha potuto credere di essere stato perdonato, che era amato da un amico che era pronto a sacrificare la sua vita per il suo amico. Ma questa non era forse anche una vocazione e una sfida? Ciò non significava forse: “Se dici di essermi amico devi essere pronto a sacrificare anche la tua vita per me, offrirla a me”.
E questo è ciò che dovremmo imparare dalla memoria che oggi celebriamo dell’arresto di Pietro, della sua prontezza, come dice san Paolo, a essere un uomo in catene, un prigioniero di Cristo, ma anche un prigioniero dei nemici di Cristo fino alla morte che ci ricorda della sua risposta a questa chiamata. Sì Pietro capì. Capì da quel momento cosa significasse essere amico. Capì cosa significasse amare di quell’amore completo e arrendevole che crede contro ogni evidenza, che ha fede contro ogni possibilità, che non è mai scosso nemmeno dall’evidenza materiale, che sopporta, che non smette mai, che non diminuisce, che vince ogni male. E’ per questo che questo passaggio è stato scelto per la festa di oggi. Sì, Pietro capì, e poco dopo morirà sulla croce, come il suo Maestro, per il suo Maestro, in risposta al suo amore.
E’ un messaggio che tutti noi dovremmo accogliere con tremore e gratitudine. Perché ognuno di noi ha qualcosa da rimproverarsi riguardo a Dio, riguardo a quelli che ci circondano. Impariamo da Pietro, e ricordiamoci di questo passaggio nel tredicesimo capitolo dell’Epistola di Paolo ai Corinzi. Meditiamo su queste due cose. E, come atto di amore sacrificale, raggiungeremo l’esultanza dell’amore vittorioso. Amen.
Metr. Anthony Bloom