L’obbedienza che Cristo offrì al Padre, fino alla passione e alla morte sulla Croce, sgorgava, fondamentalmente, dalla relazione sostanziale che lega il Figlio al Padre. Perciò era un’obbedienza perfetta ed assoluta.
Ma il mostrarsi pubblicamente di tale obbedienza, nella passione e nella morte sulla Croce, è divenuto motivo perché anche noi otteniamo per mezzo di essa, per mezzo dell’imitazione che facciamo di essa – questo spirito di obbedienza forte e perfetta sperimentabile con la passione e la croce quotidiana che il mondo ci porge – ed otteniamo con essa, ogni giorno, quella fiducia, quell’amore, quella simpatia [nel senso greco di “soffrire insieme”, N.d.T.] paterna che è di Cristo nel Padre […]
E così, il mistero dell’ “obbedienza di Cristo a Dio Padre“, se da un lato ci offre, in quanto figli di Dio, l’immagine più dura della rinuncia e ci dischiude le porte davanti alle prove più difficili che l’uomo possa sperimentare, attraverso passione, calunnia, scandalo, ingiustizia, vendetta fino alla morte sulla Croce; dall’altro, questa stessa obbedienza, ci dona un sostegno continuo, un amore ineguagliabile, una vicinanza reale del Padre sulla via che porta al disvelamento della gloria nascosta dietro il vituperio della Croce.
Padre Matta El Meskin
(P.M.M., “I doveri dei figli”, in Morqos, n. 489, dicembre 2007, Scete, Monastero di San Macario, pp. 3-4)