È appena uscito in libreria per le edizioni Qiqajon una nuova antologia di Matta el Meskin che ha come contenuto 49 meditazioni sulla Quaresima, direttamente tradotti dall’arabo, di cui qui proponiamo alcuni brani. Si tratta di una guida spirituale preziosa per prepararsi, giorno dopo giorno, alla grande festa di Pasqua. Tutta la spiritualità orientale sulla Quaresima e sulla lotta spirituale condensata in poche pagine.
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Prefazione di anba Epiphanius,
abate del Monastero di San Macario e discepolo di Matta el Meskin (pp. 5-7)
Padre Matta el Meskin ripeteva spesso a noi monaci che la stagione del santo digiuno quaresimale è la primavera del monaco, un periodo nel quale il monaco immagazzina le scorte che gli serviranno per la lotta spirituale durante tutto il resto dell’anno. Chi si lascia sfuggire questo periodo a stento riuscirà a raccogliere ciò che è necessario a sostenerlo nel viaggio di questa vita.
Durante una delle quaresime del santo digiuno trascorse insieme a padre Matta el Meskin, abbiamo ascoltato una serie di catechesi quotidiane che egli rivolgeva ai suoi figli monaci dopo la lettura del Vangelo della divina liturgia. Queste catechesi sono state pubblicate, poi, in un libro intitolato Higrat al-masīḥī ila allāh (La migrazione del cristiano verso Dio). In queste catechesi abbiamo imparato che il monaco è come un uccello migratore che, dopo essere abbandonato la sua terra, pieno di nostalgia nel cuore, non vede l’ora di tornare alla sua patria di origine. Così il monaco che trascorre i suoi giorni come straniero sulla terra, quando sopraggiunge la stagione del santo digiuno, sente muoversi nel cuore la nostalgia del ritorno. Nella sua lotta quotidiana, più il monaco si sente straniero, più sente crescere il desiderio profondo di portare a compimento il suo cammino verso la vita eterna per poter godere di stare sempre alla presenza di Dio.
Partendo da una definizione del digiuno, abuna Matta ha posto le basi di come vivere il santo digiuno quaresimale: “Esiste una definizione semplice, di poche parole, del digiuno: il digiuno è il tentativo di vivere senza cibo. È possibile? E a quale realtà rimanda? Rimanda al Regno e alla vita eterna. Il digiuno è rivelazione escatologica che si fonda sull’esperienza. La vita spirituale, infatti, è trasfigurazione. L’uomo creato è trasfigurato quando è capace di vivere senza cibo”[1].
Il nostro padre spirituale ha messo in correlazione la trasfigurazione dei nostri corpi nel santo digiuno e la nostra unione a Cristo mediante l’eucarestia. Si chiede: “A che cosa serve il nostro digiuno? Con il nostro digiuno noi offriamo i nostri corpi come sacrificio (cf. Rm 12,1). All’apparenza noi facciamo fatica ma nella sostanza è un accettare la morte sul piano della volontà per essere annoverati degni di unirci misticamente al corpo e al sangue di Cristo. Allora saremo, nel sacrificio di Cristo, un sacrificio puro e capace di intercedere e riscattare. Perciò bisogna che si metta fine a quel digiuno che è dono imperfetto a causa del peccato mediante la comunione o la partecipazione al corpo e al sangue puri perché diventi dono perfetto capace di preghiera e di intercessione”[2]. Egli ritiene, quindi, che la lotta spirituale accompagnata dal digiuno e dall’unione all’eucarestia predispone il monaco a essere all’altezza della preghiera e dell’intercessione per tutti coloro che chiedono di pregare per loro.
Il libro che è tra le tue mani, caro lettore, ti offre alcuni brani scelti dagli scritti di padre Matta el Meskin sul santo digiuno quaresimale, sulla vita ecclesiale del digiuno, sulle sue basi scritturistiche, sulle benedizioni e sulle grazie celati in questa pratica stabilita dal Signore Gesù, il quale l’ha praticata di persone, vissuta dai suoi discepoli e apostoli, amata dai Padri della Chiesa e successivamente dai Padri asceti. È un viaggio negli scritti di padre Matta el Meskin e una guida per la vita spirituale per ogni amante della lotta spirituale.
È un dono che ci offre il monastero di Bose il quale da sempre traduce per noi i testi della tradizione della Chiesa, pieno di ricchezze spirituali. Auspico che sia alimento per tutti i lottatori sulla via dello Spirito e anello di congiunzione all’interno del patrimonio ecclesiale di tutta la Chiesa universale.
Rivolgo il mio ringraziamento a chi ha curato, tradotto e revisionato questo libro, in particolare a fratel Markos el Makari e a tutti i fratelli e le sorelle del monastero di Bose. Che quest’opera sia a gloria del nome di Dio.
anba Epiphanius
vescovo e abate del Monastero di san Macario il Grande
19 mesra 1733 – 25 agosto 2017, festa della traslazione delle reliquie di San Macario
[1] Omelia al vangelo del mercoledì della prima settimana di Quaresima del 1981 (Lc 6,35-38); tratta da: Matta el Meskin, Higra, pp. 13-14.
[2] Meditazione 35.
Quest’antologia (pp. 19-20)
Quest’antologia è stata pensata per essere uno strumento per aiutare a meditare il mistero della Quaresima. L’intento è quello di offrire un percorso quaresimale segnato da alcune meditazioni su questa stagione liturgica di padre Matta el Meskin (1919-2006), questo poliedrico monaco del deserto egiziano a cui Qiqajon ha recentemente dedicato la prima monografia dal titolo “Matta el Meskin: un padre del deserto contemporaneo” e alla quale si rimanda per un profilo biografico e spirituale. Si consiglia di affiancare alla lettura di quest’antologia altri scritti dello stesso autore consoni al tempo della Quaresima: L’esperienza di Dio nella preghiera, Magnano 1999 (in particolare pp. 147-292), “Il pentimento”, in Comunione nell’amore, Magnano, 1999, pp. 127-146, “Rinnegare se stessi”, in Comunione nell’amore, Magnano 1999, pp. 147-162, “Amare il digiuno”, in Comunione nell’amore, Magnano 1999, pp. 163-180 e l’antologia La gioia della preghiera, Magnano 2012.
Dal momento che padre Matta el Meskin pensa alla Quaresima nel quadro del calendario liturgico della sua chiesa, la chiesa copta ortodossa, le quarantanove meditazioni che seguono sono scandite da questo calendario. In particolare, saranno i brani evangelici delle domeniche di Quaresima a guidare il lettore. L’antologia si fermerà alle soglie della Settimana di Passione, al cosiddetto Sabato di Lazzaro, con l’augurio che possa presto uscire un volume di meditazioni specifiche per la settimana più importante dell’anno.
Meditazione 3
Spogliarsi dell’uomo vecchio e rivestirsi del nuovo (pp. 53-56)
Il battesimo ha in sé tutto il concetto di “ascesi” dalla prospettiva di Dio. Esso, infatti, riguarda lo spogliarsi dell’uomo vecchio e il rivestirsi del nuovo, cioè di Cristo: “Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo” (Gal 3,27), “Abbandonate, con la condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, e rinnovatevi nello spirito della vostra mente e rivestitevi dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” (cf. Ef 4,22-23).
Innanzitutto, questo “spogliarsi” è un’azione attiva nella vita cristiana e riguarda l’uso dello sforzo personale con tutta la volontà libera e il mettere a disposizione tutte le energie della mente, del pensiero e dei sentimenti per combattere gli elementi della morte che hanno dominato sulla carne in precedenza e i cui effetti si fanno ancora sentire sulle membra ridotte in schiavitù in virtù dell’abitudine. Questo “spogliarsi” avviene in maniera segreta ed efficace, grazie a un’azione divina, nel mistero del battesimo e si rinnova, si rafforza e viene portato a perfezione nell’arco di tutta la vita mediante il mistero della conversione perché la conversione altro non è che un rinnovamento del battesimo.
Il “rivestire” Cristo, invece, è un’opera passiva con cui accogliamo Cristo, senza sforzo da parte nostra, come dono e grazia: luce, sguardo spirituale, pace interiore, amore che supera la mente, pazienza perfetta, consolazione del cuore, gioia che domina nel momento dello sconforto, sopportazione delle avversità, dell’ingiustizia e dello scherno e tutti gli altri doni presiosi di Dio donati dallo Spirito Santo come frutti della vita di Cristo in noi. Questo “rivestire”, sebbene si compia una volta e per sempre nel mistero del battesimo, viene rinnovato mediante il mistero dell’eucarestia.
“Svestire” l’uomo vecchio e “rivestire” la vita di Cristo è un’unica operazione unica, unificata, ordinata, coordinata che continua per tutto l’arco della vita. La tradizione patristica usa per quest’operazione il termine sinergia cioè “operare insieme”. La prima operazione, lo “svestire”, si regge sulla seconda, il “rivestire” e non può compiersi senza di essa. La seconda, invece, permane grazie alla prima e senza di essa si disfa e perde di efficacia.
La sinergia si realizza proprio nel mistero della conversione e dell’eucarestia. L’equilibrio, infatti, tra l’opera attiva e quella passiva, cioè tra lo “svestire” il vecchio e il “rivestire” il Cristo, è dato dalla Chiesa attraverso il mistero della conversione e dell’eucarestia: la conversione continua è lo “svestire” e la comunione continua è il “rivestire” formano una sinergia che deve essere armonica e costante. Secondo l’idea patristica nella conversione, che si fonda su uno sforzo personale, si pratica l’esame di coscienza, il pentimento, il controllo di sé, il contenimento dei diversi impulsi disordinati e la confessione dei peccati. La Chiesa sigilla lo sforzo attivo donando il mistero del perdono nell’assoluzione e nell’eucarestia che è frutto e ricompensa della conversione. Con esso la conversione assume un effetto sostanziale misterioso che facilita lo svestimento dell’uomo vecchio, cioè la mortificazione delle sue passioni. L’eucarestia è, infatti, la perpetuazione della vita di Cristo in noi. Attraverso di essa facciamo nostra la vittoria di Cristo sulla morte, gli inferi e satana e disattiviamo il potere del peccato che porta alla perdizione. La Chiesa quando si riunisce attorno all’eucarestia rappresenta il popolo di Dio che ha attraversato il Mar Rosso, cioè la morte, passando all’altra riva, cioè la vita, sconfiggendo Faraone, cioè satana. Tutti cantano il cantico della vittoria e della salvezza in vista dell’ultima vittoria e della salvezza escatologica. Il corpo santo viene dato non come simbolo ma come verità: è un passaggio perpetuo dalla morte alla vita, la sconfitta di satana, la gioia, la letizia e l’esultanza del cuore per questa vittoria.
La Chiesa ritiene che la vita dell’individuo sia sempre a rischio della caduta, che il nemico sia in agguato contro i suoi figli notte e giorno e che il peccato non smetta di combattere il corpo. Per questo ha predisposto il mistero della conversione, di modo che possa essere praticato in modo continuo, stabilendo stagioni per il digiuno durante tutto l’arco dell’anno, le quali sono occasioni per esaminare il proprio cuore e interrogare la propria coscienza. Ha, inoltre, legato il dono del perdono alla confessione e al pentimento sinceri e ha reso la pratica del mistero dell’eucarestia, sia nei giorni normali che durante i digiuni, come uno stato permanente di resurrezione interiore del cuore conformemente alla resurrezione donata gratuitamente dalla grazia mediante la vita di Cristo che assumiamo con il corpo e il sangue santi. La disponibilità della Chiesa a ripetere all’infinito la pratica del mistero della conversione esprime in modo essenziale la verità del perdono perfetto che Dio ci ha assicurato mediante la passione del suo Figlio unigenito. Allo stesso modo, la reiterazione all’infinito del mistero della comunione esprime in modo essenziale la verità della vittoria perfetta che Dio ha realizzato per noi contro il nostro nemico e nel nostro corpo mediante la resurrezione dai morti.
Mediante la ripetizione della conversione e della comunione la Chiesa ha donato ai nostri cuori una forza senza fine per poter proseguire il cammino fino alla fine.