Poiché bisognava che l’adorazione non fosse limitata solamente agli esseri superni, ma che ci fossero anche degli adoratori sulla terra, in modo che ogni cosa si riempisse della gloria di Dio, dal momento che tutto appartiene a Dio, per questo viene creato l’uomo, che riceve l’onore di essere creato dalla mano di Dio e dalla sua immagine.
Ma non curarsi più dell’uomo, una volta che si fu allontanato miserabilmente dal suo creatore per effetto dell’invidia del diavolo e per l’amaro gusto del peccato, non sarebbe stato degno di Dio. Che succede, quindi? E qual è il grande mistero che riguarda noi uomini? Si rinnovano le nature e Dio diventa uomo, e Colui che era salito “sul cielo del cielo nell’oriente” della sua gloria e del suo splendore, viene glorificato nel tramonto della nostra bassezza e della nostra umiltà, e il Figlio di Dio accetta di diventare il figlio dell’uomo e di essere così chiamato: non cambia ciò che era, perché è immutabile, ma assume quello che non era, perché ama gli uomini, affinché l’incomprensibile fosse compreso; si unì a noi per mezzo della carne, che fu come un velo, perché non sarebbe stato possibile alla natura che si trova nella generazione e nella corruzione sopportare la divinità nella sua purezza.
Per questo motivo le sostanze non mescolabili si mescolano: non soltanto Dio si mescola con ciò che nasce e l’intelletto con la carne e ciò che è fuori del tempo con il tempo e ciò che è illimitato con il limite, ma anche la generazione con la verginità, e il disonore con quello che è al di sopra di ogni onore, l’impassibile con ciò che è sottoposto a passione e l’immortale con il corruttibile. Poiché, infatti, credeva di essere invincibile colui che aveva architettato il male e che ci aveva ingannati con la speranza che noi diventassimo dèi, ecco che viene ingannato dallo schermo della carne, affinché, scontrandosi con Adamo, venisse ad affrontare Dio e venisse abolita la condanna della carne, in quanto la morte fu messa a morte dalla carne.
Gregorio di Nazianzo (Nazianzeno)
Discorso 39,13
in Gregorio Nazianzeno, Omelie sulla Natività, Città Nuova, 1983, pp. 82-83