L’amore di Dio non è un qualsiasi impulso che sorge in modo inconsapevole e indiscriminato, né può essere mosso in un uomo dalla sola conoscenza delle Scritture, né uno può amare Dio sforzandosi. Ciò che [è possibile] è che il pensiero, dalla lettura e dal racconto della Scrittura e dalla sua conoscenza, riceva quel pudore che viene dalla meditazione della grandezza di Dio; e che lui tema, discernendo se quello è un timore infantile o un timore servile. Allora [il pensiero] può anche essere mosso a un incoraggiamento nella virtù e a un entusiasmo nel bene.
Colui che è convinto, o pensa in se stesso, o che insegna, che è possibile che l’amore di Dio sia raffigurato nella sua anima dalla vigilanza, tramite l’imposizione di regole, o tramite cose simili a queste, o tramite ciò che è nella costrizione, o con le lotte, o con l’abitudine o con gli stratagemmi umani, costui non sa neppure quel che dice.
Infatti, neppure per una regola o un comandamento che imponga l’amore è possibile amare Dio; perché dalla regola viene il timore non l’amore. Infatti, finché uno non riceve lo Spirito delle rivelazioni e l’anima, tramite i suoi moti, non sia unita a quella sapienza che è al di sopra del mondo e uno non sente in se stesso le magnificenze relative a Dio, costui non è capace di avvicinarsi a questo gusto glorioso.
Colui che non ha bevuto vino, non diventa ubriaco perché gli parlano di vino; e colui che non è stato reso degno nella sua anima della conoscenza della grandezza di Dio, non può inebriarsi del suo amore»
Isacco il Siro
II,18,2
tratto da: Isacco il Siro, Un’umile speranza (curato da Sabino Chialà),
Qiqajon, 1999, p. 186
Sublimare la parola Amore e Dio senza esperimentare il logos di esse nel racconto, la convivenza, la coerenza, con simili è demagogia.
martedì 23 agosto 2016
08:40
Falso.
Proclamate la preghiera a Dio senza Bibbia, senza tradizioni, senza moniti ne imposizioni. Mettetevi sotto un albero e aspettate il richiamo di Dio (quale Dio, quale luce, quale attesa?)
Fare religione di solo fede (in cosa?) a la ambigua parola Amore e ambigua parola Dio è triste.
Dio ci sono a migliaia e ci saranno ancora di più.
Amare sanno fare anche i malvagi.
La nostra fede è la fede a un racconto biblico e questo racconto vive in noi assieme a tradizioni ovvero liturgie, e tempo come logos, che si espleta in lingue. Ed anche in regole.
l messaggio di quel testo è demagogico e per tale ambiguo.
Lascio perdere e non lo accolgo che come una impostura
“Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1Gv 4,16). Il Signore le conceda il dono di gustare il suo essere amore.
Me lo concede, e io questo lo riconosco in Lui, ma non basta. Li è il punto. Giovanni ha ridotto troppo il volere umano con il suo misticismo.
Io voglio anche vendetta e a cambio do a Dio la sottomissione del mio spirito a Lui, perché faccia Lui la vendetta che desidero.
E perché la mia vendetta sia sua io mi faccio in Lui, e la sua vendetta sarà pure la mia.
Prego per la giustizia, perché misericordia senza non ne voglio.