Un sorprendente parallelismo esiste tra le tecniche fisiche suggerite dagli esicasti bizantini e quelle impiegate nello Yoga indù e nel Sufismo.
Quanto tali somiglianze sono il risultato di una semplice coincidenza, di uno sviluppo indipendente, benché analogo in due separate tradizioni? Se vi è una relazione diretta tra Esicasmo e Sufismo – e alcuni parallelismi sono così evidenti che sembra da escludersi una pura coincidenza – quale dei due ha attinto dall’altro?
È un affascinante campo di ricerca, sebbene le testimonianze siano forse troppo frammentarie da permettere una conclusione definitiva. Un punto tuttavia non dovrebbe essere dimenticato: oltre le somiglianze vi sono pure le differenze. Tutti i dipinti hanno cornici, tutte le cornici dei dipinti hanno caratteristiche in comune; tuttavia i dipinti dentro le cornici possono essere affatto differenti. Ciò che ha importanza è il quadro, non la cornice.
Nel caso della Preghiera di Gesù, le tecniche fisiche sono paragonabili alla cornice, mentre l’invocazione mentale di Gesù è il quadro all’interno. La cornice della Preghiera di Gesù certamente assomiglia a cornici non cristiane, ma questo non ci dovrebbe rendere insensibili alla unicità della pittura, al contenuto caratteristico, particolarmente cristiano della preghiera.
Il punto essenziale della Preghiera di Gesù non è l’azione di ripetizione in se stessa, non come sediamo o respiriamo, ma Colui a cui parliamo: in questo caso le parole sono rivolte in modo inequivocabile al Salvatore incarnato, Gesù Cristo Figlio di Dio e Figlio di Maria.
L’esistenza di una tecnica fissa in connessione con la Preghiera non deve impedirci di coglierne il carattere autentico. La preghiera di Gesù non è propriamente un mezzo per aiutarci a concentrarci o rilassarci; non è semplicemente un brano di Yoga “cristiano”, un tipo di meditazione trascendentale, o un “mantra cristiano”, anche se alcuni hanno tentato di interpretarla in questo modo.
Essa è, al contrario, un’invocazione specifica indirizzata ad un’altra persona, a Dio fatto Uomo, Gesù Cristo, nostro Salvatore e Redentore. La preghiera di Gesù, perciò, è molto più che un metodo o una tecnica isolati. Essa esiste entro un certo contesto, e se ne è separata, perde il suo significato proprio.
Quello della Preghiera di Gesù è prima di tutto un contesto di fede. L’invocazione del Nome presuppone che chi recita la Preghiera creda in Gesù Cristo come Figlio di Dio e Salvatore.
Oltre la ripetizione di una sequenze di parola deve esistere una fede viva nel Signore Gesù, in quello che Egli è, e in quello che Egli ha fatto per me personalmente.
Metr. Kallistos Ware
da La potenza del nome, Il Leone verde, pp. 58-60