Voglio aprire la bocca, fratelli, per parlarvi dell’altissimo argomento dell’umiltà. Sono pieno di timore, come uno che sa di dover parlare di Dio nel linguaggio dei propri pensieri. L’umiltà infatti è l’ornamento della Divinità. Fattosi uomo, il Verbo l’ha rivestita. Per mezzo di essa, ha vissuto con noi in un corpo. E chiunque si è avvolto in essa, si è reso simile in verità a Colui che è disceso dalla sua altezza e ha ricoperto la sua grandezza e la sua gloria con l’umiltà, perché vedendolo la creazione non fosse consumata. La creazione infatti non avrebbe potuto contemplarlo se egli non avesse preso su di sé l’umiltà per poter così vivere con lei. Non ci sarebbe stato incontro faccia a faccia con lui. La creazione non avrebbe udito le parole della sua bocca…
Per questo quando la creazione vede un uomo rivestito della somiglianza del suo Maestro, lo venera e lo onora come il suo Maestro, che essa ha visto vivere in lei, rivestito di umiltà. Quale creatura infatti non si lascia intenerire alla vista dell’umile? Eppure, finché la gloria dell’umiltà non si era rivelata a tutti in Cristo, si disdegnava tale visione piena di santità. Ora invece, la sua grandezza è sorta agli occhi del mondo. È stato dato alla creazione di ricevere nella mediazione di un uomo umile la visione del suo Creatore. Per questo l’umile non è disprezzato da nessuno, nemmeno dai nemici della verità. Chi ha imparato l’umiltà è venerato, come se portasse la corona e la porpora.
Sant’Isacco Siriano (VII sec,), monaco nella regione di Ninive
Discorsi ascetici, 1a parte n° 20