Ecco la maledizione di Dio scagliarsi su di Adamo: «Con il sudore del tuo volto mangerai il pane»[1]. E così, il mondo e con esso tutta la discendenza di Adamo lotta e suda per il proprio pane e molti non ne trovano morendo di fame.
Finché, un giorno, udimmo la buona novella: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo»[2], «Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno»[3].
Non pane comune ma, come dice Cristo, vero pane che esprime perfettamente Cristo stesso! È pane rivelatore: chi lo mangia, mangia la verità. Perciò dice Cristo che è vero pane: «Colui che mangia di me vivrà per me»[4], «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me»[5]. Questa è la condizione di colui che mangia il Corpo vivo di Cristo tanto che Paolo, partendo da qui, dice: «Poiché noi siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa»[6]. Vale a dire che siamo diventati, mangiando il corpo mistico di Cristo, vivi per e in Cristo. Così, ci muoviamo da un’esistenza meramente umana a una super-esistenza cristiana perché vivi nella persona di Cristo, in quanto veri figli di Dio, chiamati santi in Cristo Santissimo[7]. Così, attraverso una super-visione diventiamo estranei alla terra, vivi per Dio. Cristo è vivo in noi e, in questo modo, si avverano le parole che Cristo rivolge al Padre: «Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità»[8].
Quali incredibili cose! Eppure questa è la verità della fede in Cristo e l’unione con Lui. Nel XVII capitolo del Vangelo secondo Giovanni Gesù parla a Dio Padre così: «Voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria […] perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro»[9].
Questo è Gesù Cristo, il pane vivo disceso dal cielo per innalzarci verso l’alto, dove si trova la patria felice nella quale si riuniranno i suoi prescelti di ogni luogo nel mondo perché vivano con Lui contemplando la Sua gloria: «Quando Cristo che è la nostra vita apparirà, allora anche voi apparirete con lui in gloria»[10].
Questa è l’essenza della fede cristiana e la sua meta felice. E questo è il mistero del pane disceso dall’alto che ci è stato dato per essere mandato oggi nel mistero della comunione che ci unisce nella persona del Signore per essere ammessi a quel salto felice, per vivere nella rivelazione della gloria che è dell’Unigenito, per essere sempre con lui nel suo Paradiso eterno.
Per questo, innalziamo i nostri cuori con Paolo e benediciamo il nome di Dio Santissimo dicendo: «Benedetto sia Dio, Padre del Signor nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo […] allorché in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui nell’amore»[11]. E tutto questo mentre noi ci meravigliamo grandemente del fatto che il nostro posto sia lì in mezzo ai santi, al cospetto di Dio, più in alto di angeli e arcangeli, grazie alla nostra risurrezione quali membri nel Corpo di Cristo, il Corpo che ci è stato dato perché ne mangiamo nel mistero dell’Eucarestia, nella comunione, nel banchetto d’amore che gli Angeli ardirebbero di presenziare, perché esso è il mistero dei misteri dell’Amato su cui si sono aperti i nostri occhi sin dalla nostra infanzia, subito dopo il nostro battesimo. Alleluia.
30 maggio 2005
Abuna Matta al-Maskin (Padre Matta El Meskin), 1919-2006
monaco copto ortodosso – Monastero di San Macario
tratto da : al-Ab Mattā al-Maskīn (Padre Matta El Meskin), Ma‘ al-Masīh (“Con Cristo”), vol. I, Deserto di Scete, Monastero di San Macario, 2006. Traduzione inedita di M.H..
[1] Ge 3:19
[2] Gv 6:51
[3] Gv 6:58
[4] Gv 6:57
[5] Ga 2:20
[6] Ef 5:30. Si è scelta la traduzione Nuova Diodati perché corrispondente alla traduzione araba scelta da Matta al-Meskin.
[7] In arabo ‘santo’ viene detto sia con ‘qiddīs’ che con ‘quddūs’. Il secondo termine, riferibile solo a Dio, è quello usato in questo caso con riferimento a Cristo (“Santissimo”) (N.d.T.)
[8] Gv 18:23
[9] Gv 17:24,26
[10] Co 3:4
[11] Ef 1:3-4