Attorno all’una di notte dell’8 giugno 2006 (1° Paone 1722 del calendario copto detto “dei martiri”), lasciava questo mondo per entrare nella gloria celeste il monaco copto ortodosso Matta El Meskin (1919-2006), dal 1969 padre spirituale del monastero di san Macario il Grande nel deserto di Scete.
Il giorno del quattordicesimo anniversario della nascita celeste di padre Matta el Meskin coincide con il giorno dopo Pentecoste, a poche ore dalla preghiera della prostrazione nella quale la Chiesa ortodossa invoca l’effusione dello Spirito sul mondo e sul cosmo, e con il primo giorno del digiuno degli Apostoli nel quale si digiuna per la Chiesa e per la sua opera profetica nel mondo.
Per la prima volta in quattordici anni, a causa della pandemia di Covid-19, il Monastero di San Macario festeggia senza ospiti, con una Divina Liturgia alla quale partecipano solo i monaci.
Spirito di Dio, ancora vado cercando il tuo volto
ancora supplico la tua misericordia.
Non girare la pagina dell’amore così in fretta
tante cose ho da dirti e da darti.
Ho penitenza e pentimento,
ho lacrime, ho preghiera e preghiera,
ho digiuni.
Aspetta, non smettere di essere paziente,
gentile e amorevole,
ancora per un po’.
Non sono capace di sopportare la tua ira
né le tue testimonianze,
le tue misure,
la tua penna.
A te grido: non avere fretta!
Sii tu il mio garante presso di te.
Se pure l’anima mia è prostrata
per il peccato, sotto il peso del peccato,
tu sei la sua giustizia.
Anche se sono scivolato in basso fino all’Ade,
la tua mano risolleva in alto, fin nel cielo.
Non sopporto la mia caduta.
E anche se mi allontanassi da te per volontà mia,
dove potrei scappare lontano dal tuo Spirito?
Attirami a te, e ritornerò correndo a te (cf. Ct 1,4).
La mia lontananza da te
altra cura non ha che la tua vicinanza a me.
Matta el Meskin
tratto da La gioia della preghiera, Qiqajon 2012, pp. 107-108