Oggi ricorre il tredicesimo anniversario della nascita al cielo di padre Matta el Meskin, padre spirituale del Monastero di San Macario in Egitto (20.9.1919 – 8.6.2006). Quest’anno ricorrono anche i cinquant’anni del trasferimento di padre Matta e dei suoi discepoli dal Wadi al-Rayyan al Monastero di San Macario su richiesta di papa Cirillo VI.
Per l’occasione vi proponiamo un brano di padre Matta citato dal monaco Yuhanna el Makari durante la commemorazione annuale tenutasi ieri al Monastero di San Macario in un’atmosfera di grande gioia e fratellanza.
Cristo non arricchisce chi è ricco, né sfama chi è sazio, né giustifica chi è giusto, né redime chi confida in se stesso, né insegna a un erudito! La sua ricchezza è solo per il povero e il bisognoso, per chi è scartato, per chi è disprezzabile e sciagurato anche ai propri occhi; il cibo abbondante di Cristo è per l’affamato, la sua giustizia per i peccatori, il suo braccio forte per chi è caduto, la sua sapienza per i bambini e per quanti si considerano piccoli. Chiunque è povero, affamato, peccatore, caduto o ignorante è l’ospite di Cristo.
Cristo è disceso dalla gloria del suo regno alla ricerca di coloro che sono nell’abisso profondo, di coloro che hanno raggiunto il massimo grado di miseria, di perdizione e di oscurità abominevole, di coloro che non hanno più speranza in se stessi. In loro si manifesta il suo potere d’azione e la potenza del suo essere Dio, quando il suo amore immolato si precipita a tirar fuori il peccatore dal pantano e dal letamaio e si affretta ad aspergere e lavare con il santo sangue ogni membro contaminato.
In persone di questo tipo è glorificata la giustizia di Dio; in esse egli trova un terreno per la compassione, la misericordia e la tenerezza, e nelle anime di coloro che sono disprezzati e scartati la sua umiltà trovo conforto, poiché nell’essere condiscendente verso di loro egli trova un’opera degna della sua mitezza.
Oh, se soltanto i peccatori sapessero di essere l’opera di Dio e la gioia del suo cuore! “Siamo opera delle sue mani” (Ef 2,10). Se il peccatore fosse sicuro che la sua condizione agli occhi di Dio è sempre stata tra le preoccupazioni dell’Onnipotente ed è stata presa in considerazione fin dall’eternità, e che la mente di Dio di è data pensiero nel corso dei secoli del uso ritorno, e che i cieli e quanto contengono restano in attesa della sua conversione, allora non si vergognerebbe mai di se stesso, non disprezzerebbe la propria possibilità di conversione, non rimanderebbe il suo ritorno.
Se solo il peccatore sapesse che tutte le sue trasgressioni, le sue colpe e le sue infermità non sono altro che il motivo della compassione, della remissione e del perdono di Dio, e che per quanto grandi e atroci possano essere, non potranno mai disgustare il cuore di Dio, né estinguerne la misericordia, né ostacolare – neanche per un solo istante – il suo amore! Se solo il peccatore sapesse questo, allora non si aggrapperebbe mai al suo peccato né cercherebbe nell’isolamento da Dio un velo per impedire alla sua vergogna di vedere il volto di Cristo, quel volto che sta cercando di dimostrargli l’amore che nutre per lui e che lo sta chiamando!
padre Matta El Meskin (1909-2006)
padre spirituale del monastero di San Macario il Grande (1969-2006)
tratto da Matta El Meskin, Comunione nell’amore, Qiqajon, pp. 127-146