Come prima cosa e prima di tutto, io glorifico la santa e consustanziale Trinità e dico: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen. Non è fuori proposito che io incomincio con una simile dossologia, ma è che voglio dimostrare al demonio nemico del bene che nelle fantasie che egli provoca in noi non compare nulla che abbia a che fare con questa dossologia, bensì solamente turbamento, tristezza e scoraggiamento.
Ma ora, fratello, veniamo all’azione di grazie a Dio, per la liberazione dalla grande tentazione che ci ha colto nella nostra stoltezza, e perché la sua benevolenza non ci ha lasciato ferire completamente. Ed è sempre fedele colui che dice: Vivo io, dice il Signore, poiché non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez 33,11). Pertanto, rendiamo continuamente grazie a colui che ci ha salvato e sempre ci salva; a lui cui rendono grazia gli angeli, le potenze sopramondane, gli eserciti celesti, i cherubini e i serafini, che con magnifiche voci incessantemente e senza fine gridano e proclamano: Santo, Santo, Santo il Signore delle schiere (Is 6,3) e il seguito.
A questo pensiero anche noi rendiamo grazie a lui cui il cielo è il trono e la terra sgabello, a cui tutta la creazione serve. E da questo esempio che ci mostra la Scrittura, incominciamo anche noi a rendere grazie al Padre, che avuto compassione del mondo e non ha risparmiato di inviare il suo Figlio unigenito come Salvatore e redentore delle nostra anime.
Rendiamo grazie al Figlio che ha umiliato se stesso, divenuto obbediente fino alla morte, e morte di croce (Fil 2,8) per noi uomini.
Rendiamo grazie allo Spirito santo, che dà la vita, che ha parlato nella Legge e nei profeti e nei dottori; che ha operato la conversione di Pietro e gli ha ordinato di andare da Cornelio, e lo ha glorificato e gli ha dato potere di far risorgere dei morti, come Tabita; a lui che sempre previene e spezza i lacci del nemico per coloro che lo invocano, secondo la profezia di David che dice: Il laccio è stato spezzato e noi siamo stati salvati: il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto il cielo e la terra (Sal 123,8). Ecco che egli ha avuto pietà e ci ha sanato da una malattia così grande. Ascoltiamolo dire: Ecco sei guarito, non peccare più che tu non debba soffrire qualcosa di peggio (Gv 5,4). Andiamo, in ogni cosa, verso l’umiltà. Poiché l’umile giace a terra; e colui che giace per terra dove può cadere? Ma è chiaro che chi al contrario sta in alto cade facilmente.
Se dunque noi ci siamo convertiti e siamo stati raddrizzati, ciò non viene da noi, ma è dono di Dio. È detto infatti: Il Signore raddrizza coloro che sono caduti e istruisce i ciechi (Sal 145,8), e il seguito. Ma scrivermi: Chi ci separerà dall’amore di Cristo? (Rm 8,35) è parola di chi ha raggiunto una grande misura. Ecco, per poco non abbiamo tagliato il legame della carità di Cristo, precipitando in uno stato di morte e di abbandono della barca di Cristo. Ma perché io non infranga il sigillo e non dica troppe insensatezze, basta cosi. Perché qualcuno mi ferma e mi dice: Dove sono i saggi, non fare il saggio (cf. Sir 7,5). Io dunque porrò fine al discorso.
Ti ho scritto come a un amico sinceramente amato. E facendo queste cose tu percorrerai rapidamente la strada che conduce alla vita eterna in Cristo Gesù Signore nostro, al quale, col Padre e con lo Spirito Santo è la gloria, l’onore, la potenza per i secoli. Prega per me, fratello.
Barsanufio il Grande
Lettera 71
tratto da: Barsanufio e Giovanni di Gaza, Epistolario, Città Nuova, 1991 pp. 145-147