In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me (Mt 18,3-5)
Come dopo ogni liturgia, i pellegrini venuti al “deserto” per vedere lo staretz, si precipitarono verso la sua cella. Ma la porta non si aprì: stanco per l’afflusso costante di gente, padre Serafino a volte si ritirava nella sua amata foresta per prendere slancio.
— Si deve essere messo in salvo scappando dalla finestra dopo aver sentito in cortile il rumore che facevate — disse un vecchio monaco. Così racconta Nadia Aksakov, che all’epoca era solo una bambina. — Per trovarlo dovete cercarlo in mezzo al bosco.
— Avete poche possibilità di trovarlo — aggiunse l’igumeno del monastero vedendo partire il gruppo dei visitatori. — Si nasconderà sdraiato nell’erba, a meno che non risponda ai bambini che lo chiamano: fateli correre davanti a voi.
La foresta – racconta Nadia Aksakov – diventava sempre più fitta. Ci si vedeva a malapena sotto la volta immensa dei pini. Avvertivamo una sensazione di malessere in quella foresta così cupa. Fortunatamente un raggio di sole brillò tra i rami irti di aghi. Ripreso coraggio, ci lanciammo in direzione di quella luce: una verde radura inondata di sole si aprì davanti a noi. Là, ai piedi di un pino che sembrava tenere lontano gli altri, un vecchietto rattrappito e chino fino al suolo, tagliava con la scure (sic!) gli steli delle erbe più alte. Avendo sentito dei rumori, si rialzò, tese l’orecchio in direzione del monastero e si mise a correre verso la foresta come una lepre impaurita; rimasto ben presto senza fiato, si fermò, si guardò timorosamente indietro e si gettò nell’erba, scomparendo.
— Padre Serafino! Padre Serafino!
Eravamo una ventina a chiamarlo ad alta voce. Appena sentite delle voci infantili, non poté resistere nel suo nascondiglio: la sua testa di vecchio apparve al di sopra dell’erba. Con un dito sulla bocca sembrò chiederci di non svelare la sua presenza agli adulti.
Scostate le erbe per aprirci un varco, si sedette e ci fece cenno di avvicinarglisi. La piccola Lisa – che camminava appena – fu la prima a gettarglisi in braccio e appoggiò la guancia fresca sulla spalla rugosa del vecchio.
— Tesori! Tesori! — mormorava stringendoci uno per uno al petto.
Fiduciosi, felici, l’abbracciammo. Ma il giovane pastore Sioma fece marcia indietro e corse verso il monastero gridando: “Venite! Da questa parte! Padre Serafino è qui!”
Provammo vergogna: le nostre grida, i nostri abbracci ci sembrarono un tradimento.
Tornando verso il monastero, la piccola Lisa, la prima ad essere abbracciata dal padre, si avvicinò a sua sorella, e presala per mano, le disse: “Padre Serafino fa solo finta di essere vecchio. Il realtà è un bambino come noi, vero Nadia?”
«Mai in tutta la mia vita – conclude l’ormai anziata Nadia Asakov – ho incrociato uno sguardo di una purezza infantile simile a quella di padre Serafino; non ho mai visto un sorriso come il suo. Così sorridono solo in neonati quando “giocano nel sonno assieme agli angeli”, come ci dicevano le nostre brave balie».
tratto da: Irina Gorainoff, Serafino di Sarov, Gribaudi, pp. 78-79