L’insegnamento dello staretz Serafino di Sarov si può riassumere in queste affermazioni:
- Il fine della vita cristiana è l’acquisizione dello Spirito Santo;
- Acquista la pace interiore e migliaia intorno a te, troveranno la salvezza.
Tutto è subordinato all’acquisizione di questa pace: l’adesione alla Chiesa, la vera speranza, l’assenza delle passioni, il perdono delle offese, l’astensione dal giudicare il prossimo e, soprattutto, il silenzio interiore.
Ciò riguarda anche l’insegnamento di San Serafino sulla preghiera:
Coloro che hanno deciso di servire veramente Dio devono esercitarsi a conservare costantemente nel cuore il suo ricordo e a pregare incessantemente Gesù Cristo, ripetendo interiormente: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore».
Comportandosi così, evitando le distrazioni e conservando la propria coscienza in pace, ci si può avvicinare a Dio e unirsi a lui. A parte la preghiera ininterrotta, afferma Sant’Isacco il Siro, non c’è altro mezzo per avvicinarsi a Dio.
In chiesa è bene tenere gli occhi chiusi per evitare le distrazioni; si possono aprire se si avverte sonnolenza, ma allora è meglio fissare lo sguardo su un’icona o sulla lampada accesa davanti.
Se il nostro spirito si disperde durante la preghiera, dobbiamo umiliarci davanti a Dio e chiedere perdono. Infatti, come dice San Macario, «il nemico cerca solo di distogliere i nostri pensieri da Dio, dal suo timore e dal suo amore».
Quando la mente e il cuore sono uniti nella preghiera e l’anima non è turbata da nulla, allora il cuore si riempie di calore spirituale e la luce di Cristo inonda di pace e di gioia tutto l’uomo interiore.
Tra i suoi insegnamenti spirituali per i laici, San Serafino di Sarov offrì anche un canone di preghiera estremamente semplice a cui attenersi quotidianamente per mantenere uno spirito di preghiera durante tutto il giorno.
«Ogni cristiano, appena alzato, reciti in piedi, davanti alle icone la preghiera domenicale del “Padre Nostro” per tre volte, in onore della Santa Trinità; poi l’inno alla Vergine: “Rallegrati, o Vergine, Madre di Dio” pure questo tre volte; infine il Credo, una volta sola.
Dopo aver pregato in questo modo, ciascuno si occupi di quanto deve fare. Durante il lavoro, in casa, per strada, in viaggio, ripeta sottovoce: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore», e se non è da solo, dica interiormente: « Signore, pietà », e vada avanti così fino a mezzogiorno.
Prima di mangiare, ripeta le preghiere del mattino.
Nel pomeriggio ogni cristiano, occupato nelle proprie faccende, dica sottovoce: «Santa Madre di Dio, salva me, peccatore», oppure: «Signore Gesù Cristo, per l’intercessione della tua Santa Madre, abbi pietà di me, peccatore». E continui così fino a sera.
Prima di coricarsi, ogni cristiano reciti ancora una volta le stesse preghiere del mattino; poi, dopo aver fatto il segno della croce, si addormenti.
Seguendo questa norma si può giungere alla perfezione cristiana, perché le tre preghiere che la compongono sono il fondamento stesso del cristianesimo. La prima è stata data dal Signore stesso e serve da modello a tutte le altre; la seconda è un canto portato dal cielo dall’Arcangelo per salutare la Vergine Maria, Madre di Dio; quanto al Credo, contiene in sintesi tutti i dogmi della fede cristiana».
A coloro che non avevano neanche la possibilità di recitare queste preghiere davanti alle icone, lo staretz permetteva di recitarle a letto, in cammino, lavorando, poiché sta scritto: «Chiunque invocherà il Nome del Signore, sarà salvato» (Rm 10,13). Quelli poi che hanno a disposizione più tempo di quello necessario, possono aggiungervi altre preghiere, o la lettura di canoni, acatisti, salmi, Vangeli o Epistole.
Paragonando questo canone di preghiera con quello dato un tempo dallo staretz alle monache di Diveevo, ci si rende conto che non vi è una grossa differenza. Il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Credo ne costituiscono la base. La cosa più difficile è comune a entrambi: «conservare» durante tutta la giornata la preghiera interiore nel proprio spirito unito al cuore. È l’invincibile vittoria, «la stella che ci guida sul cammino del Regno».
Lo staretz consigliava sia ai laici che ai monaci e alle monache la comunione frequente, il più spesso possibile.
«Colui che si comunica non solo una volta all’anno, ma spesso, sarà benedetto già sulla terra. Sono convinto che la grazia si diffonde anche sulla discendenza di colui che si comunica. Davanti a Dio un giusto conta più di un gran numero di empi».
Dobbiamo affrettarci ad aggiungere che il canone quotidiano di preghiera seguito dallo staretz non era così semplice né così breve. Comprendeva un gran numero di preghiere, invocazioni, tropari, kondak, katismi (preghiere della tradizione ortodossa)1.
C’è una preghiera penitenziale – quella di Efrem il Siro – che i fedeli recitano con amore e compunzione durante la Quaresima, e che lo staretz aveva incluso nel proprio canone quotidiano a motivo della sua grande bellezza e dell’intima corrispondenza con lo spirito dell’Ortodossia.
Dio mio e Signore della mia vita,
liberami dallo spirito dell’ozio
dallo scoraggiamento
dalla volontà propria
e dalle parole inutili.
(Metania)
Ma lo spirito di castità
di umiltà
di pazienza
e di amore
concedilo al tuo servitore.
(Metania)
O mio Dio e mio Re,
fa che io veda i miei peccati
e che non giudichi il mio prossimo
perché Tu sei benedetto
nei secoli dei secoli.
(Metania)
Amen.
tratto da: Irina Gorainoff, Serafino di Sarov, Gribaudi, pp. 201, 212-214
Serafino una colonna dell’umanita” un vero “grande della storia”, nel mettermi ai suoi piedi sento tutta la mia poca fede e la mia inconsistenza e l’ unica cosa che posso dire e ‘ _ Gesu’ figlio di Dio’, abbi pieta’ di me peccatore_. Grazie Serafino di essere esistito’, dal cielo prega anche per un povero relitto come me. Che un giorno ti possa incontdare