Esiste un modo in cui un cristiano può separare lo yoga dal suo ethos induistico, usare le sue tecniche, e continuare a rimanere un cristiano impegnato? Alcuni cristiani credono che ciò sia possibile. Affermano che lo yoga può fare molto per noi. Non solo può migliorare il nostro benessere fisico, ma può anche aiutarci a essere cristiani migliori, a patto che lo pratichiamo in una cornice di preghiera cristiana. Un esempio notevole è il monaco Benedettino Déchanet il cui libro, “Yoga cristiano”, accetta la sfida di cristianizzare lo yoga. Egli lo fa con una profonda consapevolezza dell’ethos anticristiano dello yoga tradizionale. Egli afferma con forza come i due ethos siano diversi: “Il cristiano parte dalla fede, fa una certa esperienza, nell’amore divino, del Dio della Rivelazione, fa esperienza di ‘Emmanuele’, Dio con noi, Dio con me. L’induista ha soltanto qualche dato empirico a guidarlo e alla fine della sua strada scopre un sublime ma alquanto selvaggio isolamento”[1]. Déchanet dà indicazioni precise su come praticare lo yoga per essere un cristiano migliore: in preghiera, in adorazione, nell’amore di Dio e per il prossimo. Egli presenta una serie di esercizi di yoga e consigli sulla respirazione come modalità di presentarsi a Dio in maniera integra e sincera: “Il nostro scopo è di portare calma e pace al nostro essere; fare un buon e fedele servizio al corpo; liberare l’anima dalle ansie e dai problemi che sono fin troppo comuni; e infine risvegliare lo spirito”[2].
Devo confessare di essere stata un po’ turbata da quest’ultima frase: “risvegliare lo spirito”. Questo è il linguaggio di uno yogi indù che crede nel “risveglio” di poteri dormienti mediante un magistrale sforzo personale. Per questo non è adatto a descrivere l’esperienza cristiana dello Spirito. La preghiera ortodossa allo Spirito Santo “Re sovraceleste, Paraclito, Spirito di verità…” esplicita chiaramente che noi, in quanto creature cadute, abbiamo bisogno urgentissimo dell’infusione di una nuova vita. Ecco perché chiediamo di essere lavati e purificati da colui che “presente in ogni luogo e tutto ricolma”. Questa preghiera ci mette chiaramente nella posizione di supplicanti che cercano la presenza duratura dello Spirito in noi.
Quando ho iniziato a pensare all’argomento dello yoga cristiano, ho deciso di mettere alla prova le raccomandazioni di Déchanet. Ho praticato alcune posture basiche di yoga durante le mie preghiere del mattino e mi sono resa conto che, con qualche sforzo conscio e con un po ‘ di concentrazione, era possibile sincronizzare le mie suppliche, la mia lode e il mio rendimento di grazie con le posture. Ciò ha certamente frenato il mio livello di ansietà e mi dicevo che ero in grado di “osservare i gigli del campo”, come nostro Signore ci ha comandato di fare, un po’ meglio del solito. Gli esercizi di respiro mi hanno dato un senso di benessere e hanno aumentato la mia abilità a relazionarmi con i disordini emotivi durante il corso del giorno. Tuttavia, nel combinare yoga e preghiera c’era una cosa che mi turbava abbastanza. Mi sono ritrovata molto più conscia di me stessa in preghiera. C’era un grado di autocoscienza con cui non mi sentivo a mio agio: avrei preferito piuttosto dimenticarmi di me stessa mentre pronunciavo le parole della preghiera o mentre entravo nel silenzio. Al contrario, mi sembrava che mi osservassi mentre pregavo.
Ho deciso che il senso di benessere di cui avevo fatto esperienza era abbastanza genuino ma come risultato degli esercizi, che erano chiaramente benefici. Ho deciso allora di ritornare alla mia vecchia abitudine di tenere gli esercizi separati dalle preghiere.
Avvertimenti e consigli
In conclusione:
- I cristiani che iniziano a praticare lo yoga dovrebbero essere coscienti pienamente che il suo ethos spirituale indu-buddista è incompatibile con la fede cristiana. I tentativi di cristianizzare lo yoga sono lodevoli ma possono distrarre.
- Lo yoga come pratica ginnica è perfettamente praticabile per regolare il corpo e tenerlo in forma per la preghiera cristiana. Dovremmo essere grati che i maestri moderni di yoga lo hanno ridotto a una forma leggera di esercizio fisico. Tuttavia, mi sento di mettere in guardia da un fatto. È importante essere sicuri di avere una salute normale prima di praticare certe posture di yoga. Un check-up medico è una buona idea. Per esempio, se avete problemi di pressione certe posture andrebbero evitate. Alcune posture stimolano la tiroide, e se avete problemi relativi a questa ghiandola, di nuovo, siate cauti. Alcune posture difficili, come quella verticale sulla testa, dovrebbero essere praticate solo per brevi periodo. Un guru indiano, che rifiuta lo yoga, si prende gioco del fatto che porti all’illuminazione. Dice che troppe shirshasana – posture sulle testa – danneggiano i finissimi vasi sanguigni del cervello – o perfino causano danni celebrali parziali – e il senso di torpore che ne consegue è salutato da alcuni indù come uno stato di illuminazione.
Ancor più attenzione è necessaria con ciò che viene insegnato sotto il nome di “meditazione”. Alcune forme avanzate di meditazione cambiano il ritmo celebrale e portano a un senso di euforia che può causare dipendenza. Come per altre dipendenza, quando l’effetto va via, si rischia di cadere in depressione. Le tecniche di respiro mirate a risvegliare quella che è chiamata kundalini, l’energia sessuale dormiente che è poi sublimata in energia spirituale, sono particolarmente pericolose perché ci espongono a forze psichiche al di là del nostro controllo. Qui è bene ricordare la parabola di Gesù sullo spirito immondo: “Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo, ma non ne trova. Allora dice: «Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito». E, venuto, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora; e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima” (Mt 12,43-45).
Avendo dato questi avvertimenti, credo ancora che un leggero regime di yoga ci può aiutare a migliore l’elasticità fisica e mentale, a restare vigili spiritualmente. Infine, ci può aiutare a vivere una vita cristiana con maggior gusto e gioia. Gli antichi Padri della Chiesa, che hanno studiato in scuole pagane di retorica e di logica, dopo aver filtrato l’ethos pagano, hanno impiegato le loro tecniche didattiche nella loro teologia spirituale cristiana con effetti strabilianti. Possiamo dunque avere a che fare con lo yoga ma senza essere sommersi o portati fuori strada dal suo ethos a noi alieno, a patto che ci affidiamo totalmente a Cristo, nostro Signore e nostro Dio.
Christina Mangala Frost
tratto da: An Orthodox posture on Yoga, Ancient Faith Publishing, 2012, pp. 10-15
[1] Déchanet, Christian Yoga, London, Burns & Oates, 1956, 1964, p. 121
[2] Ibid., p. 85.
Superficiale e non rispettosa delle altre culture e tradizioni. Non e’ etico fare confronti. Ognuno rimanga nel proprio orto e non critichi l’erba del vicino.
Grazie del commento. Troviamo invece che l’articolo sia altamente rispettoso delle pratiche altrui. Crediamo però che sia nostro diritto in quanto cristiani esprimere il nostro punto di vista, soprattutto a partire dalla consapevolezza che alcuni che si dicono cristiani mescolano pratiche buddiste e induiste alla fede cristiana. È giusto metterli in guardia del fatto che lo yoga non è un mero esercizio fisico ma implica la credenza in tutta una serie di principi teologici e ontologici che sono molto distanti dalla fede in Gesù Cristo e che, anzi, spesso la contraddicono esplicitamente. Grazie.