Se l’espiazione dei peccati dell’uomo e tutto ciò che era necessario alla redenzione per la salvezza dell’uomo sono stati realizzati nella morte del Signore a cosa serve dunque la Resurrezione?
Qualcuno potrebbe erroneamente pensare, a un primo sguardo, che la Resurrezione sia un atto secondario o complementare. Tuttavia, la verità è un’altra.
La Resurrezione è il fondamento sul quale Cristo ha fondato la salvezza degli uomini perché è in vista della Resurrezione che il Signore ha accettato di morire in Croce.
Nell’ordine cronologico dei fatti la Resurrezione succede alla Crocifissione e alla morte. Ma nella logica divina e nell’ordine dell’economia teantropica di Cristo la Resurrezione è una potenza che dimora in Cristo ben prima della crocifissione e prima della morte (cf. Fil 3,10).
Tanto che, se la potenza della Resurrezione non fosse appartenuta alla sua natura (“Io sono la Resurrezione“, Gv 5,24) e se non lo avesse abitato già prima di andare verso la crocifissione e la morte, la Croce sarebbe divenuto per lui maledizione (“Maledetto chi pende dal legno“, Gal 3,13, cf. Deut 21,22 LXX), la sua morte sarebbe divenuta la semplice consumazione di un castigo umano.
Ma poiché Cristo era capace di scendere dalla Croce in qualunque momento, il fatto che abbia sopportato e accettato di sua propria volontà la crocifissione ha fatto della Croce un vanto, non una maledizione. E poiché anche aveva il potere di risorgere dai morti in qualsiasi momento (cf. Gv 10,17), il suo accettare la morte è divenuto espiazione del male altrui.
Così la Croce è diventata espiazione e la morte redenzione. La Resurrezione, è dunque, l’essenza della Croce perché è l’essenza dell’espiazione. La Resurrezione è la condizione fondamentale della morte essendo condizione essenziale della redenzione.
La Croce senza Resurrezione è una vergogna e uno scandalo; con la Resurrezione è vanto e gloria e “potenza di Dio per la salvezza” (Rm 1,16; 1Cor 1,24). La morte senza Resurrezione è maledizione e punizione; con la Resurrezione è riconciliazione e vita eterna.
Perciò è impossibile parlare della Croce di nostro Signore se non alla luce della Resurrezione. È impossibile annunciare la morte del Signore se non alla luce della sua vita: “Gesù Cristo che è morto, anzi, è risorto” (Rm 8,34).
La Resurrezione diventa, così, il fondamento e la prova che il sacrificio della Croce è divenuto per noi espiazione, riconciliazione, perdono e salvezza.
Matta El Meskin
1959
tradotto da “al-Qiyama wal Su’ud”