1 Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.4 Beati gli afflitti, perché saranno consolati.5 Beati i miti, perché erediteranno la terra.6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perché saranno saziati.7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.10 Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi (Mt 5)
20 Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.21 Beati voi che ora avete fame,perché sarete saziati.Beati voi che ora piangete,perché riderete.22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. (Lc 6)
“Beati i poveri” (Lc 6,20) egli dice. Non tutti i poveri sono beati; effettivamente, la povertà sta in mezzo. I poveri possono essere buoni e cattivi, a meno che qui si debba intendere beato quel povero che il profeta ha descritto con queste parola: “è migliore un povero giusto che un ricco bugiardo” (Prv 19,22 – LXX). Beato è quel povero il quale “ha invocato e il Signore l’ha esaudito” (Sal 34,6): cioè il povero di ogni colpa, il povero di vizi, il povero nel quale il principe del mondo non trova nulla (cfr. Gv 14,30), il povero che emula quel Povero, il quale essendo ricco si è fatto povero per noi. Quindi Matteo ne ha dato l’interpretazione completa dicendo: “Beati i poveri nello spirito” (Mt 5,3). Infatti, colui che è povero nello spirito, non si gonfia, non si monta la testa nei suoi disegni carnali.
Si ha pertanto questa prima beatitudine, quando io lascerò ogni peccato, deporrò ogni malizia, e vivrò contento della semplicità, povero di tutti i mali. Rimane poi da regolare bene la mia vita morale. Infatti che cosa mi gioverebbe esser privo dei beni del mondo, se non fossi mite e mansueto?
Ambrogio
Esposizione del Vangelo secondo Luca 5,53-54
Benché nell’abbondanza di denaro si trovino molti lenocinii del male, vi sono però anche parecchie attrattive alla virtù. Sebbene la virtù non abbia bisogno di mezzi materiali, e il dono che fa il povero sia più eccellente della liberalità del ricco, tuttavia egli, con l’autorità della parola celeste, non condanna coloro che posseggono le ricchezze, bensì coloro che non sanno usarle. Effettivamente, quanto merita maggior lode il povero che dona con prontezza d’animo, né si fa trattenere dalle difficoltà della miseria che lo minaccia, e non ritiene di essere privo di mezzi avendo quanto basta alla natura, altrettanto merita maggior condanna il ricco, che dovrebbe almeno mostrare la sua riconoscenza Dio per quanto ha ricevuto, e non nascondere, senza utilizzare, le sostanze concesse a comune profitto, né vegliare gelosamente su tesori sotterrati. Non dunque il patrimonio, ma l’attaccamento ad esso è posto sotto accusa.
Ambrogio
Esposizione del Vangelo secondo Luca 5,69
Sebbene anche l’evangelista Luca esponga in parte le beatitudini, tuttavia queste beatitudini di Matteo debbono essere intese come più complete di quelle: quelle furono pronunciate in un campo, queste su un monte. Quelle a persone modeste, queste a perfetti, a reggitori di popoli, quali furono gli apostolo a cui queste parole furono rivolte […] Dunque là Cristo parlò semplicemente di poveri, qui di poveri in spirito. Il povero in spirito è l’umile di cuore (Lc 6,20), cioè è povero in spirito chi non ha grande giudizio di sé. Al contrario, ricco in spirito è chi ha una grande stima di sé, è superbo e non adempie il precetto di Cristo che dice: “Se non vi convertirete e non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,5). Chi, ormai convertitosi, è divenuto come un bambino, quello è un povero in spirito. E chi è povero in spirito, convertitosi, diventa come un bambino.
Anonimo Opera incompleta su Matteo, omelia 9
Il Signore aveva insegnato con il suo esempio che bisognava rifiutare la gloria dell’ambizione umana, dicendo: “Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto (Mt 4,10). E poiché aveva pronunciato mediante i profeti che avrebbe scelto un popolo umile e timoroso delle sue parole (cf. Is 66,2), stabilità nell’umiltà dello spirito il principio della beatitudine perfetta. Perciò egli ha collocato nel possesso del regno dei cieli coloro che hanno umiltà di spirito, cioè quelli che si ricordano di essere uomini consapevoli di essere costituiti dall’aggregazione di elementi vili e di scarsissimo valore per essere generati a questa condizione di corpo perfetto e di evolvere, mentre Dio asseconda il loro progresso, verso queste facoltà del pensiero, della riflessione, del giudizio e dell’azione. Consapevoli che nulla appartiene loro, nulla possiedono di proprio, ma che per il dono dell’unico Padre sono state concesse le stesse condizioni iniziali per venire alla vita ed accordate le stesse risorse per goderne.
Ilario di Poitiers Commentario a Matteo 4,2
Sappiamo bene che vi sono molte categorie di poveri; ma non per il fatto stesso che sono poveri, si deve concludere che essi siano beati! Non è certo l’indigenza a renderci beati, ma la fede di una povertà abbracciata volontariamente. Sappiamo altrettanto bene che ci sono di quelli materialmente poveri in questo modo, e ciò nonostante non lascino di commettere peccati, in tal maniera sono lontani dalla fede che va risposta nel Signore. E’ scontato che individui di tal fatto non meritano certo l’appellativo di beato.
Occorre che cerchiamo di capire a chi va la prima beatitudine, che asserisce: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. Ecco di quali beati si tratta: si tratta di coloro che, disprezzate le ricchezze di questo mondo, disprezzate egualmente le sostanze del secolo presente, allo scopo di diventare ricchi davanti a Dio, scelsero di essere poveri di fronte al mondo. Il mondo li giudica poveri, ma essi sono ricchi davanti a Dio, bisognosi di tutto secondo i criteri del mondo, ma ricchi di fronte a Cristo.
Cromazio di Aquileia Commento al Vangelo di Matteo, 17,2
Lo stesso insegnamento si legge anche altrove. “E salverà gli umili di spirito” (Sal 33,19). Affinché nessuno creda che sia la povertà, alle volte imposta dalla necessità, a essere predicata da lui, Gesù precisa poveri in spirito. Vuol farci capire che qui si tratta di umiltà, non di povertà materiale. “Beati i poveri in spirito” cioè coloro che, per un dono dello Spirito Santo, hanno perso la loro volontà. E’ a tal genere di poveri che si rivolge il Salvatore, parlando per bocca di Isaia: “Il Signore mi ha unto, per questo mi ha mandato ad annunciare la buona novella ai poveri”( Is 61,1).
Girolamo Commento al Vangelo di Matteo, 1,5,3
“Poiché di essi è il regno dei cieli”. Che cosa dunque? Il regno dei cieli non è di altri che coltivano altre virtù? Anche di loro. Come infatti, tutti gli altri vizi destinano agli inferi ma in particolar modo la superbia, poiché è la radice di tutti i mali, così tutte le virtù conducono al regno dei cieli, ma più di tutte l’umiltà, poché essa è senza dubbio la radice di tutti i beni così come la superbia di tutti i mali (Lc 14,11). Ed è certo che chi si esalta sarà umiliati, chi si umilia sarà esaltato.