Con quanta necessita, con quanta saggezza e utilità ci si ricorda che siamo peccatori, noi che siamo sollecitati a pregare per i nostri peccati affinché l’anima si ricordi della sua coscienza mentre chiede perdono a Dio! Affinché nessuno si compiaccia di se stesso quasi fosse privo di colpa ed esaltandosi eccessivamente vada in rovina, viene ammaestrato e gli viene insegnato che pecca ogni giorno dato che gli viene ordinato di pregare ogni giorno per i propri peccati. Così infatti Giovanni avverte nella sua prima lettera: Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati (1Gv 1:8-9). Nella sua lettera ha abbracciato entrambi i punti: che dobbiamo pregare per i peccati, e che otteniamo il perdono quando preghiamo. Pertanto ha definito fedele il Signore che mantiene la sua promessa in vista della remissione dei peccati, poiché colui che ci ha insegnato a pregare per i debiti e i peccati, ci ha promesso la misericordia del Padre e il perdono che ne conseguirà. Ha aggiunto con parole chiare anche una norma, costringendoci con un accordo e un patto determinato a chiedere che siano rimessi a noi i nostri debiti secondo che noi rimettiamo ai nostri debitori, consapevoli che non possiamo ottenere ciò che chiediamo per i nostri peccati, se non avremo agito allo stesso modo nei riguardi di chi pecca nei nostri confronti. Perciò in un altro passo dice: Con il metro con cui giudicherete anche voi a vostra volta sarete giudicati (Mt 7,2). Quel servo che, dopo aver ricevuto la remissione dei debiti dal suo padrone, non volle fare altrettanto con il suo compagno di servitù, viene messo in carcere; dato che non ha voluto perdonare al suo compagno, ha perduto ciò che a lui era stato rimesso dal padrone.
Cipriano
Il Padre nostro 22-23
Se questa preghiera è dunque fatta per i fedeli e se i fedeli pregano Dio e lo supplicano di perdonare i loro peccati, è chiaro che Dio non ci rifiuta, dopo il battesimo, il rimedio della penitenza. Sen on avesse voluto convincerci di questa verità, non ci avrebbe prescritto di pregare per questo. Colui che parla dei peccati e ordina di chiederne il perdono, insegnando il modo di ottenerlo per questa facile via che consiste nel perdonare affinché ci sia perdonato, evidentemente sa e vuol mostrarci che i peccati possono essere cancellati anche se sono stati commessi dopo il battesimo. Appunto per persuaderci di questa verità, egli ordina di pregare in questo modo. E al tempo stesso, facendoci ricordare i nostri peccati, ci ispira sentimenti di umiltà. Comandandoci poi di perdonare agli altri, cancella dal nostro animo ogni ricordo delle ingiurie patite. Promettendo, in cambio, di perdonare anche le nostre colpe, ci dà buone speranze e ci conduce a meditare sull’innefabile amore che Dio ha per gli uomini.
Giovanni Crisostomo
Commento al Vangelo di Matteo 19,5
Con quale speranza prega colui che conserva di sé l’odio verso un altro da cui forse ha subito un’offesa? Come mente a se stesso quando prega. Dice infatti: Rimettiamo e non rimette, così chiede a Dio il perdono che a lui non gli verrà accordato. Se dunque colui che è stato offeso prega senza speranza Dio se non avrà perdonato colui che è stato autore dell’offesa, in che modo pensi che preghi chi non solo non ha ricevuto offesa da un altro ma agendo ingiustamente offende ed opprime gli altri? Perciò molti, non volendo perdonare coloro che commettono peccati nei loro confronti, rifuggono dal pregare in questo modo. Sono stolti: in primo luogo perché chi non prega come ha insegnato Cristo non è discepolo di Cristo; in secondo luogo, perché il Padre non esaudisce volentieri una preghiera che non ha prescritto il Figlio. Il Padre conosce i sentimenti e le parole del Figlio e accoglie non ciò che è frutto di una appropriazione indebita dell’umano ma ciò che è esposto dalla sapienza di Cristo. Pertanto puoi pregare, ma non puoi raggirare ed ingannare Dio, né riceverai il perdono se prima non lo avrai tu stesso accordato.
Anonimo
Opera incompleta su Matteo, omelia 14
Si può trattare anche il seguente assunto. Poiché diciamo: Rimetti a noi come anche noi rimettiamo, ci dobbiamo rendere conto di aver agito contro questa norma se non rimettiamo a coloro che chiedono perdono, poiché vogliamo che dal Padre molto amorevolmente sia rimesso a noi quando gli chiediamo perdono. Ma d’altra parte dal comandamento, con cui siamo obbligati a pregare per i nostri nemici, non siamo obbligati a pregare per coloro che chiedono perdono. Infatti costoro non sono nemici. In nessun modo poi un individuo direbbe con sincerità che prega per colui che non ha perdonato. Perciò si deve riconoscere che si devono rimettere tutti i peccati che vengono commessi contro di noi, se vogliamo che dal Padre ci siano rimesse le colpe che noi commettiamo. Infatti sulla vendetta si è già parlato a sufficienza, come penso.
Agostino
Discorso del Signore sul monte 2,8,29
Egli richiede ai suoi discepoli di essere miti e lenti all’ira, così che possano essere in grado di dire senza biasimo nelle loro preghiere: Perdona i nostri peccati, poiché anche noi perdoniamo chi ha un debito verso di noi […] Egli prima comanda di chiedere perdono per i peccati che hanno commesso e poi confessare che perdonano completamente gli altri. Se così si può dire, chiedono a Dio di imitare la pazienza che essi praticano. La stessa mitezza che dimostrano verso i loro compagni di servitù pregano di riceverla in egual misura da Dio, che dà con giustizia e sa come mostrare misericordia a ciascuno.
Cirillo di Alessandria
Commento a Luca, omelia 76
E quando Luca dice: Rimetti a noi i nostri peccati, poiché i peccati sono i debiti che noi abbiamo ma che non paghiamo, dice la stessa cosa di Matteo, che sembra escludere chi vuole perdonare soltanto ai debitori che si pentono, e dice che è stato il Salvatore a comandare di aggiungere, pregando: poiché anche noi li rimettemmo ad ogni nostro debitore. Certamente tutti abbiamo potere di rimettere i peccati commessi contro di noi, come appare dalle parole: Come anche noi li rimettemmo ai nostri debitori (Mt 6,12). Chi ha ricevuto da Gesù il soffio dello Spirito Santo come gli Apostoli (e si può riconoscere dai frutti perché ha ricevuto lo Spirito Santo ed è diventato spirituale, essendo come il Figlio di Dio portato a fare ogni azione secondo ragione) perdona ciò che perdonerebbe Dio e non assolve i peccati che sono incurabili. Poiché è ministro di Dio – il solo che ha potere di rimettere i peccati – come lo erano i profeti perché dicevano non quello che volevano loro, ma Dio.
Origene
La Preghiera 28,8