Ma con questa eleganza la sapienza divina ha disposto l’ordine della preghiera in modo che dopo quello che riguarda il cielo, cioè dopo il nome di Dio, la volontà di Dio e il regno di Dio, ha lasciato spazio anche alla preghiera per le necessità terrene! Il nostro Signore ci ha insegnato: Cercate il regno di Dio e queste cose vi saranno date in aggiunta.
Comunque possiamo intendere piuttosto dacci il nostro pane quotidiano in un senso spirituale. Cristo infatti è il nostro pane, perché Cristo è vita e la vita è pane. Ha detto: Io sono il pane di vita (Gv 6,35) ; e poco prima di questo ha detto: Il pane è la parola del Dio vivente che è sceso dal cielo (Gv 6,33); poi, poiché si crede che il suo corpo sia nel pane, ha detto: Questo è il mio corpo (Lc 22,19). Quindi quando chiediamo il nostro pane quotidiano stiamo chiedendo la vita eterna in Cristo e l’essere una cosa sola con il suo corpo.
Tertulliano
La preghiera 6,1-2
Osservate, egli ha detto: Cercate il regno di Dio e queste cose vi saranno date ugualmente in più (Mt 6,33). Egli ha detto quotidiano per insegnarci la povertà in relazione alle cose del mondo. E’ sufficiente solo per il nostro bisogno o altrimenti quando siamo ansiosi per un certo tempo potremmo allontanarci dall’intimità con Dio. Questo pane del giorno indica la necessità. Egli non ci dà solo il pane, ma anche il vestire e altre cose, come ha detto: Il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno prima che lo chiediate (Mt 6,8; 6,33).
Efrem Siro
Commento al Diatessoron 6,16a
Segue quindi la domanda: Dacci oggi il nostro pane epioùsion (Mt 6,11), vale a dire supersostanziale, quello che un altro evangelista chiamò quotidiano (Lc 11,3). Il primo aggettivo (supersostanziale) sta a significare la prerogativa di quel cibo, ossia la sua nobiltà e la sua sostanza, per cui esso sta al di sopra di ogni altra sostanza, poiché la sublimità della sua suprema santificazione supera ogni altra sostanza e tutte le creature; l’altro aggettivo invece indica propriamente il suo uso e la sua utilità.
E in realtà, allorché dice quotidiano, indica che senza di esso noi non potremmo godere della vita dello spirito neppure per un giorno; allorché dice oggi, dimostra che esso dev’essere preso ogni giorno e che la sua assunzione, accolta il giorno precedente, non basta, visto che anche oggi esso ci è offerto allo stesso modo. Il bisogno quotidiano di questo cibo deve insegnarci la necessità di ripetere in ogni tempo questa orazione, poiché non v’è giorno, nel quale non vi sia la necessità per noi di riassicurare il cuore del nostro uomo interiore con l’assunzione di un tale cibo, pur essendo vero che con la voce oggi è possibile fare riferimento anche alla vita presente, vale a dire, finché noi dimoriamo ancora in questo secolo.
In realtà sappiamo che questo pane dovrà essere concesso anche a coloro, nella vita futura, che l’avranno meritato, tuttavia noi ti preghiamo di concedercelo anche oggi appunto perché, se uno non l’avrà meritato nella vita presente, non potrà esserne partecipe nemmeno nella vita futura.
Giovanni Cassiano
Conferenze ai monaci 9,21
Per prima cosa si deve considerare la parola ἐπιοὺσιον (soprasostanziale) non è stata menzionata da nessuno dei greci, neppure dei sapienti, e nemmeno è usata nel linguaggio comune del popolo. Ma sembra che sia stata “coniata” dagli evangelisti. Matteo e Luca, che l’hanno citata, sono d’accordo tra loro […]. Espressione analoga ad ἒπιοὺσιον è quella scritta da Mosè, detta da Dio: Voi siete il mio popolo περιοὺσιον (eletto) (Dt 7,6), e mi sembra che entrambe le espressioni siano formate da οὐσὶα (sostanza). Una indica il pane che diventa sostanziale, l’altra il popolo che prende sostanza e partecipa di essa.
Origene
La preghiera 27,7
Nel Vangelo detto “secondo gli ebrei”, al posto di pane “necessario alla vita”, ho trovato mahar (hm), che significa “di domani”, in modo che il senso della preghiera potrebbe essere questo: “Dacci oggi il nostro pane di domani (cioè il pane futuro)”. Possiamo inoltre intendere altrimenti il significato di pane “necessario alla vita”, considerandolo come il pane che è al di sopra di ogni sostanza, che supera ogni cosa creata.
Girolamo
Commento al Vangelo di Matteo 1,6,11
Nota: La spiegazione di ἐπιοὺσιον che Girolamo propone ricorrendo
al testo aramaico del Padre Nostro viene accettata anche da alcuni
studiosi moderni.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Dopo aver detto: sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra, siccome parla a uomini rivestiti ancora di carne, soggetti alle necessità della natura e che non possono avere la stessa impassibilità degli angeli, egli, pur volendo che la volontà di Dio sia fatta da noi con la stessa perfezione con cui la compiono gli angeli, accondiscende alla debolezza della nostra natura. Esigo infatti – egli dice in sostanza – la stessa perfezione di vita degli angeli, ma non la loro impassibilità. La tirannide della natura infatti non ve lo permetterebbe: essa ha necessariamente bisogno del nutrimento che la sostenga. Ma notate quanta spiritualità esige da noi anche in ciò che riguarda il corpo. Non c’invita a chiedere ricchezze, cose delicate, abiti preziosi, o altre cose simili, ma soltanto il pane, e il pane quotidiano, senza preoccuparci per l’indomani.
Giovanni Crisostomo
Commento al Vangelo di Matteo 19,5
Ciò si può intendere in senso spirituale o in modo letterale poiché entrambi i sensi grazie al beneficio che ci viene da Dio giovano in vista della salvezza. Cristo è il pane della vita e questo pane non è di tutti ma solo nostro. E come diciamo Padre nostro, poiché è il padre di coloro che intendono e credono, così anche lo chiamiamo pane nostro perché Cristo è il pane di noi che ci cibiamo del suo corpo. Chiediamo che ci sia concesso questo pane ogni giorno, affinché noi, che siamo in Cristo e riceviamo quotidianamente la sua eucaristia come cibo di salvezza, non siamo separati dal corpo di Cristo nel caso in cui si frapponga un peccato grave e quindi, privati della comunione, ci fosse vietato il pane celeste, riguardo al quale così egli predica: Io sono il pane della vita che scende dal cielo. Se qualcuno mangerà del mio pane, vivrà in eterno. Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (Gv 6,51).
Cipriano
Il Padre nostro 18
Poiché certuni pensano che noi siamo invitati a chiedere il pane per il corpo, è giusto che, rimossa subito la loro erronea opinione, stabiliamo la verità sul pane sostanziale. Bisogna rispondere a costoro perché mai colui che dice di chiedere cose celesti e grandi – non essendo celeste il pane che ci viene dato per la nostra carne né grande preghiera è quella di chiederlo – ordini di elevare al Padre la supplica per quello che è terreno e piccolo, come se Dio secondo loro si fosse dimenticato dei suoi insegnamenti.
Ma noi che seguiamo il Maestro stesso che dà lezioni sul pane, ci dilungheremo alquanto sull’argomento. Dice nel Vangelo di Giovanni a coloro che erano venuti a Cafarnao a cercare di lui: In verità, in verità vi dico – Voi mi cercate non perché avete visto segni, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati (Gv 6,26). Chi infatti mangiò dei pani benedetti da Gesù e ne fu saziato, a maggior ragione cerca di comprendere più profondamente il Figlio di Dio e tende a lui. Perciò giustamente dice quando insegna: Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna, che il Figlio dell’uomo vi darà, perché su di lui il Padre, cioè Dio, ha posto il suo sigillo (Gv 6,27). Ora, a quelli che l’avevano ascoltato avendolo in merito interrogato, dicendo: Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? (Gv 6,28), Gesù rispose e disse loro: Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato (Gv 6,29); Dio infatti mandò il suo Verbo e li guarì (Sal 106,20), riferendosi a quelli che erano malati, come sta scritto nei Salmi; con la fede nel Verbo, attuano le opere di Dio che sono cibo duraturo per la vita eterna. Inoltre: Il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo. Perché il pane di Dio è quello che discende dal cielo e dà vita al mondo (Gv 6,32-33). E il pane vero è quello che ciba l’uomo vero, fatto a immagine di Dio, e chi se ne nutre diventa persino simile al Creatore.
Origene
La preghiera 27,1-2
Allo stesso modo alcuni dicono che ἐπιοὺσιον (sostanziale) deriva da ἐπιεναι (venire), in modo che significhi non il pane adatto al tempo presente ma al tempo futuro, e dopo questo mondo sarà dato da te a coloro che sono degni di riceverlo: cioè dacci il pane oggi e ogni giorno. Poiché questa, la sostanza, è ben salda (e non come la sostanza corporea, che è transitoria e soggetta al divenire) e con questa ci nutre il Logos che è Dio, pane di vita, da essa si astengono quando viene tolto lo sposo che nutre invisibilmente l’anima invisibile (per questo il Salvatore dice: Chi mangia questo pane vivrà in eterno); poiché non si deve digiunare da questo pane, diciamo: dacci il pane sostanziale, eccetera.
Origene
Frammento 122