Recentemente Natidallospirito ha inaugurato una serie di testi esegetici dei salmi che mirano a leggere questi ultimi in chiave cristica. I testi sono tratti dal libro di Patrick Henry Readon, parroco della chiesa antiochena ortodossa di Tutti i Santi di Chicago, dal titolo “Christ in the Psalms”. Con questi testi si vuole mostrare concretamente come tutta la Scrittura testimoni di Cristo (cfr. Gv 5:39) il quale, durante tutta la sua esistenza terrena, aprendo gli occhi degli apostoli, spiegò loro le cose che lo riguardavano “nella legge di Mosé, nei profeti e nei salmi” (Lc 24:44). Cristo è il perno attorno a cui ruotano e la fondamentale chiave di lettura dei salmi, i quali hanno profetizzato chiaramente e spesso con dettagli di una precisione inimmaginabile su nascita, predicazione, morte, risurrezione e seconda venuta di Cristo e anche della sua nascita eterna dal Padre prima dei tempi. Continuiamo con un salmo mistico-nuziale, il salmo 44. Buona lettura.
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1 Al maestro del coro. Su “I gigli”. Dei figli di Core. Maskil. Canto d’amore.
2 Liete parole mi sgorgano dal cuore:
io proclamo al re il mio poema,
la mia lingua è come stilo di scriba veloce.
3 Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo,
sulle tue labbra è diffusa la grazia,
perciò Dio ti ha benedetto per sempre.
4 O prode, cingiti al fianco la spada,
tua gloria e tuo vanto,
5 e avanza trionfante.
Cavalca per la causa della verità,
della mitezza e della giustizia.
La tua destra ti mostri prodigi.
6 Le tue frecce sono acute –
sotto di te cadono i popoli -,
colpiscono al cuore i nemici del re.
7 Il tuo trono, o Dio, dura per sempre;
scettro di rettitudine è il tuo scettro regale.
8 Ami la giustizia e la malvagità detesti:
Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni.
9 Di mirra, àloe e cassia
profumano tutte le tue vesti;
da palazzi d’avorio ti rallegri
il suono di strumenti a corda.
10 Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.
11 Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
12 il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
13 Gli abitanti di Tiro portano doni,
i più ricchi del popolo cercano il tuo favore.
14 Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
15 È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate;
16 condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
17 Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra.
18 Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni;
così i popoli ti loderanno in eterno, per sempre.
«Il regno dei cieli», ci viene detto da una fonte più che attendibile «è simile a un re, il quale preparò le nozze di suo figlio» (Mt 22,3). La consumazione di questo matrimonio è l’obiettivo ultimo del nostro destino e la totalità della storia costituisce il corteggiamento che prepara e anticipa la non ancora svelata ora del suo compimento. Dunque, la fine dei tempi è annunciata dal solenne proclama: «Ecco, arriva lo sposo, uscitegli incontro!» (Mt 25,6).
Questa interpretazione della storia come di una preparazione alla cerimonia del matrimonio regale è così pervasiva e ovvia nelle Sacre Scritture che noi cristiani, prendendola un po’ per scontata, rischiamo di passarci sopra o di darle poca considerazione. Invero, in questo mondo moderno materialistico c’è il palese pericolo che anche noi possiamo dimenticare che la vita presente non è che la preparazione a un’altra, che i suoi tanti e molteplici sforzi sono solo un fondo, una provvigione per il futuro eterno, che le sue varie benedizioni altro non sono che echi di una gioia più grande.
Il mondo moderno materialistico sembra non conoscere nulla di tutto questo, credendo che non esista alcun futuro al di fuori dei suoi bisogni immediatamente percepibili. Le sue grossolane ma indubbiamente modeste aspirazioni sono ben riassunte dal toro di Samuel Johnson: «Qui c’è la mucca, e lì c’è l’erba: cosa posso volere ancora?» Dietro queste gratificazioni, il portavoce del mondo puramente materialistico non nutre altra speranza.
Per sventare questa smemorataggine del nostro futuro, dunque, la Sacra Scrittura di Dio ci ricorda ripetutamente che il giorno delle nozze del Figlio del Re si avvicina: «Rallegriamoci, giubiliamo e diamo a Lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata. “Beati coloro che sono invitati alla cena delle nozze dell’Agnello!”» (Apoc 19,7-9).
Inoltre, siamo avvertiti del grave pericolo corso da coloro che rifiutano l’invito al matrimonio (Mt 22,3-10; Lc 14,17-24), così come l’esclusione che attende quelle anime imprevidenti che pensano presuntuosamente di entrare senza preparazione (Mt 22,11-14; 25,7-12).
Il Salmo 44 (45 nel testo masoretico) è il salmo che anticipa e predice in maniera descrittiva quel futuro matrimonio regale. I suoi versi descrivono la “sposa adorna per suo marito” (Apoc 21,2): «Entra la figlia del re: è tutta splendore, tessuto d’oro è il suo vestito. È condotta al re in broccati preziosi; dietro a lei le vergini, sue compagne, a te sono presentate; condotte in gioia ed esultanza, sono presentate nel palazzo del re» (vv.14-16).
C’è, però, una descrizione più ampia del Figlio del Re, quell’Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo: «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, perciò Dio ti ha benedetto per sempre. O prode, cingiti al fianco la spada, tua gloria e tuo vanto, e avanza trionfante. Cavalca per la causa della verità, della mitezza e della giustizia» (vv. 3-5). Questo cavalcare del Figlio vittorioso è descritto similmente nel libro finale della Bibbia: «Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco, e colui che lo cavalcava si chiama il Fedele e il Verace; ed Egli giudica e guerreggia con giustizia. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco e sul suo capo vi erano molti diademi [corone] … E sulla sua veste e sulla coscia portava scritto un nome: IL RE DEI RE e IL SIGNORE DEI SIGNORI» (Apoc 19,11-12;16).
Non abbiamo bisogno di domandarci quale sia l’identità di questo Sposo né di essere in dubbio della Sua divina dignità, poiché il Nuovo Testamento cita il nostro salmo quando parla dell’unzione del Figlio da parte di Suo Padre: «Del Figlio invece dice: “O Dio, il tuo trono è per i secoli dei secoli, lo scettro del tuo regno è scettro di giustizia. Hai amato la giustizia e odiato l’iniquità; perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia al di sopra dei tuoi compagni”» (Ebrei 1,8-9) (qui vv. 7-8). Tale “unto” (perché tale è il significato di Messia [ebraico], o Cristo [greco]) è Gesù, del quale gli apostolo hanno predicato: «Dio [ha] unto di Spirito Santo e di potenza Gesù di Nazaret» (Atti 10,38).
Dal momento che «la forma di questo mondo passa» (1Cor 7,31), allora, è necessario un certo distacco per prepararci alla festa nuziale del Figlio del Re. Così, ancora una volta, il nostro salmo ci ammonisce: «Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio: dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; il re è invaghito della tua bellezza. È lui il tuo signore: rendigli omaggio» (vv. 11-12).
Patrick Henry Reardon*
tradotto da: PHR, Christ in the Psalms, Conciliar press, pp.87-88
*Patrick Henry Reardon è sacerdote della chiesa antiochena ortodossa di Tutti i Santi di Chicago, Illinois. E’ inoltre editore di “Touchstone: a journal of mere Christianity”. Cura anche una rubrica fissa per la rivista AGAIN. Di lui Natidallospirito ha già tradotto e pubblicato “Susanna, eroina virtuosa e prototipo di Cristo e della Chiesa“
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