Amato da Dio,
non dirmi che ti sei arrabbiato per la mia ultima lettera. Verrà il giorno in cui capirai che nel cuore di Filemone, questo tuo fratello vecchietto, non c’è che l’amore di Cristo di cui ti vuole rendere partecipe perché quest’amore cresca e diventi il legame eterno con cui vivremo nei Cieli.
Tu ti trovi in una situazione spirituale difficile. Ti giungono voci contro il Vangelo da parte dei tuoi studenti di teologia e di alcuni docenti. E ti arrabbi, e questo è normale. Ti dico una cosa: sai chi insulta Cristo? Chi ama la forza. Chi ama la forza? Te lo dico: il debole. Il debole ama la forza perché essa fa da scudo alla sua debolezza spirituale e fisica. Da noi c’è un proverbio che dice: “Chi il dolore sente pesante è un gigante”. E’ il dolore a dirigerne la vita.
Un giorno è venuto da noi in monastero un ospite con una radiolina. Ascoltava una cantante. L’abate lo ha ripreso dicendogli: “Vergognati fratello! La radio è vietata al monastero!”. Questo fratello se l’è presa. Allora me lo sono portato nella mia cella e gli ho chiesto: “Senti un po’, fratello, cosa ascolti?” E lui: “Ascolto Umm Kulthum [una delle cantanti arabe più note di tutti i tempi, N.d.T.]”. Allora gli ho risposto: “E chi sarebbe?” “Come? Non l’hai mai sentita?!” E io: “No”. Al che lui mi ha replicato: “Beh è una cantante che ha una voce meravigliosa. Parla sempre di amore.” E io: “Bene! Fammi sentire.” Allora l’ho sentita cantare: “Sei la mia vita”. Ho esclamato: “Santo cielo! Esiste davvero gente in questo mondo che può dire una cosa del genere a un essere umano? O Signore Gesù, se io ti dicessi così e ti amassi come ama questa donna, io sarei in cielo!”. L’ho detto a voce alta perché il fratello mi sentisse. Allora si è messo a piangere e mi ha detto: “Cioè, io posso dire a Cristo ‘sei la mia vita’?”. E io: “Digli tutto quello che senti in questa canzone e se lo realizzerai nel tuo cuore entrerai in cielo, di corsa!”
Passato qualche giorno, questo fratello ritorna. Con la radiolina. E mi fa: “Vuoi sentire una bella canzone adatta ai monaci?”. E io: “Certo”. Mi fa ascoltare una canzone che dice: “Schiaccia il mondo sotto i tuoi piedi, camminaci sopra: non ci siamo che io e te, amore”. Allora dico: “Santo cielo! Quanto mi piacerebbe schiacciare il mondo insieme al Signore che ha schiacciato il sepolcro, gli inferi, la morte e il demonio!”.
Vedi, fratello, l’uomo che vive nella legge, vieta cose potenzialmente utili. La legge fa presto a vietare. Ma chi vive con amore, vede, con questi occhi, ciò che può essere utile. Gesù aveva questa visione “amorosa”che gli faceva cercare ciò che era utile per poi realizzarlo. L’uomo debole, invece, si nasconde dietro alla legge e dà ordini alla gente. Il debole trova forza nel comandamento non di vita ma di divieto. Ma sgridando non si insegna a nessuno, neanche agli asini.
Fratello, ti prego – con amore – di non giudicare le persone anche se sono esse stesse a giudicarti. Non ricordarti dei loro peccati, mai, né nel cuore, né nella mente, né a parole. Se te ne sovvieni, chiedi perdono per te. Non dire di alcuno che non è cristiano perché eticamente è riprovevole. Se la sua fede è corretta, non è lontano dal Signore. Noi non siamo cristiani se ci comportiamo bene ma per fede. Se c’è fede, anche quanto un granello di senape, essa è capace di donare un comportamento irreprensibile.
C’è una notevole differenza tra peccatore e incredulo. Il peccatore, a causa di debolezza e di un amore lacunoso, pecca, nonostante la sua fede. L’incredulo, invece, a causa di una fede e di un amore lacunosi, cammina sulla via che conduce alla morte. Per questo dice l’Apostolo che esiste un peccato di morte ed è il peccato di incredulità.
Non dire ad alcuno: tu non sei cristiano, perché così facendo ti metti al posto di Cristo. Sarà solo nell’ultimo giorno che sapremo chi è stato cristiano. Colui i cui peccati sono pubblici non bisogna né attaccarlo né insultarlo. Ciò lo spingerà a mettersi sulla difensiva e ritarderà la sua metanoia. Così facendo, noi fungiamo da apostoli di Satana. “L’amore non cerca le cose proprie”, cioè non cerca i suoi diritti e non fa pendere la spada della legge sulla testa dei peccatori. Perché il Signore non è venuto a far perire i peccatori ma a salvarli. Salva te stesso e gli altri con la potenza dell’amore di Gesù.
Ricordati di tuo fratello nelle tue preghiere. Il Signore Gesù ti preservi nel suo nome.
Indegnamente.
Filemone.
(lettera 28a, 3 agosto 1969)