Coloro che trascorrono la loro vita nelle opere del corpo sono estranei a questo genere di prova. Ma capita loro un altro genere di accidia, che è comune a tutti, e che agisce in modo totalmente diverso rispetto alle tentazioni appena descritte.
La santità e la guarigione di colui che è così provato sono procurate dall’esichia. E’ lì la consolazione. Nessuno riceve mai dalla frequentazione degli uomini la luce della consolazione, né è mai guarito dalle relazioni che intrattiene con loro.
L’accidia si placa un momento ma ritorna subito all’attacco, con maggior violenza. Allora, abbiamo bisogno di un uomo illuminato che abbia esperienze di queste cose, per ricevere da lui luce e forza ogniqualvolta sia necessario, ma non sempre. Beato colui che sopporta tali tentazioni restando tra le mura della sua cella. Poiché, come dicono i Padri, giungerà a dimorare nella quiete e sarà rivestito di forza. Tuttavia, non è in un’ora né subitaneamente che una simile lotta si allontana. Non è nemmeno in una volta né in tutta la sua perfezione che la grazie ritorna e dimora nell’anima, ma poco a poco. Dopo la grazia, ritorna la prova. V’è un tempo per la prova e un tempo per la consolazione. L’uomo deve aspettarsi questo fino alla sua dipartita [dal mondo]. Non speriamo di divenire quaggiù totalmente estranei a questo genere di prova, né di ottenere la consolazione perfetta. Poiché è piaciuto a Dio che la nostra vita su questa terra si svolgesse in questo modo, e che tali prove capitassero a coloro che camminano sulla vita. A lui sia la gloria, nei secoli dei secoli. Amen.
Isacco il Siro (o di Ninive)
discorso 57 tratto da Discours ascétiques selon la version greque,
ed. Monastère Saint-Antoine-Le-Grand, 2006