Parlare di Cristo è difficile, difficilissimo, se le parole non sono frutto dell’esperienza e di un sentimento sincero. Ho vissuto un indicibile disorientamento. Parlare, sì, posso parlarne. Ma devo parlarne correttamente. Se ne parlo male, le mie parole mi condanneranno. E se dico qualcosa che io non sento, allora non sto parlando di Cristo.
Ho vissuto momenti di tormento e di disorientamento. Sapeste quante lacrime ho versato! Poi mi sono messo a pregare. Gli ho detto: adesso voglio conoscerti! Come faccio a dire Tu chi sei? Non devo forse conoscerTi per dire agli altri Tu chi sei? Se non mi aiuti, se non dischiudi la mia mente perché la mia lingua annunci la verità della tua divinità, allora le mie sono parole vane, Signore. Abbi compassione, Signore!
Allora ho iniziato a scrivere. Piano piano. Parola dopo parola, quasi provenissero da al di là del tempo […]
Gli ho detto: O Signore Gesù, Tu ci hai rivelato Dio in Te stesso. Tu sei Dio, a noi visibile e udibile. Tutti gli attributi di Dio di cui avevamo sentito parlare, li abbiamo visti in te. Gli attributi di Dio. Tutto ciò che l’umanità desiderava sapere sulla natura di Dio, Tu ce lo hai rivelato in Te stesso. Bramavamo con tutto noi stessi di sapere cosa pensasse di noi Dio, ognuno nella sua propria condizione: il malato, il sofferente, l’oppresso, il peccatore. E allora ecco che lo abbiamo capito e toccato nelle parole che Tu pronunciasti alla samaritana, alla cananea e ai bambini piccolini. Parlo per aver provato. Quanto ho vissuto insieme alla samaritana! Quanto ho vissuto insieme alla cananea! Quante volte ho pensato di essere al posto dei bambini! Ho provato quello che hanno dovuto provare tra le braccia di Cristo che li stringe a sé, poggia loro la mano sulla testa. Il tocco della tua mano, la strabordante tenerezza che mostrasti per il lebbroso, il paralitico, il sordo e il cieco, li abbiamo sentiti anche noi e abbiamo gioito di Dio, se Dio sei Tu.
Ognuno di noi si chiedeva: cosa penserà Dio di un uomo cieco dalla nascita? Ebbene, abbiamo conosciuto e toccato cosa prova Dio nelle Tue parole d’amore e nel tendersi delle Tue mani a toccare l’occhio del cieco. Ci chiedevamo, timidi timidi come bambini, se Dio avesse potere sui venti gagliardi e sulle onde agitate del mare. E’ capace di farli tacere? Fantasie infantili… Ma quando tu hai redarguito il vento e hai zittito il mare con la tua autorità – calmandosi questo e ammutolendosi quell’altro – abbiamo gioito dell’autorità di Dio alleata con la nostra natura in Te. Ci domandavamo se Dio si interessasse mai ad un uomo sperduto nel deserto in preda a fame e a sete. Ma quando tu hai saziato la folla nel deserto con quei cinque pani di orzo e quei due pesciolini, dei quali avanzò pure, avemmo fiducia della dolcezza di Dio nella Tua dolcezza. Nella Tua volontà, era rappresentata, pienamente, tutta la volontà di Dio nei nostri confronti. Ci interrogavamo: i pesi e le misure di Dio sono come quelli dell’uomo? Il peccatore rinnegato dagli uomini lo è anche necessariamente da Dio? Ma quando dicesti alla adultera “vai in pace, io non ti condanno”, fummo certi che Tu sei Dio e non uomo come noi. Altrimenti avresti giudicato come noi. Scruti ciò che noi non vediamo e giudichi secondo criteri più elevati dei nostri. E allora gioimmo, sì gioimmo di aver trovato presso Dio misericordia, assente tra gli umani. Il potere che la morte aveva su di noi faceva a gara con il potere di Dio nella nostra fede e ciò ci terrorizzava. Ma quando hai risusciato il morto che già puzzava, hai rafforzato la nostra fede nel potere di Dio e abbiamo creduto che tale potere era Tuo. Allora, nei nostri cuori il potere della morte si è ritratto.
E se, dopo aver spogliato Te stesso della gloria della Tua divinità, siamo stati incapaci di descrivere gli attributi di Dio in Te – amore, dolcezza, mitezza, umiltà ma anche potenza, autorità, conoscenza indagatrice del metatemporale, di ciò che è celato negli abissi dell’uomo -; cosa faremmo, Signore, se volessimo descriverTi prima che Tu Ti spogliassi della gloria della tua divinità, o dopo aver compiuto la Tua missione nella Tua venuta nella carne ed esserTi seduto sul trono della Tua gloria? Cosa potremmo dire? Ci siamo messi a descrivere la Tua divinità dopo aver spogliato Te stesso. Come faremo a capire ciò che era prima del Tuo spogliarTi per descriverTi nella gloria della Tua divinità? Quale smarrimento! E’ impossibile!
Una sola cosa vediamo chiaramente davanti a noi ed è che se Dio, che nessuno mai hai visto, è come Te, allora Egli è un dio buono che merita di essere da noi amato e venerato in Te con tutta la nostra mente, il nostro cuore, la nostra anima, le nostre forze.
Se Dio solamente è capace di ridare la vista ai ciechi e la vita ai morti nei sepolcri, allora Tu sei veramente Dio.
E se Dio solamente può rimettere i peccati del mondo intero, cancellare le colpe e gli sbagli di tutti gli uomini, liberare il cuore e la coscienza del loro peso schiacciante e piantare, al loro posto, santità e perfezione – solo Dio può – allora ciò che Tu hai compiuto è la dimostrazione che Tu sei Dio.
Signore Gesù Cristo, soltanto Tu, dando Te stesso, ci hai offerto l’espressione più meravigliosa di Dio, mostrandoci gli attributi di Dio più veri e più mirabili, compiendo le opere di Dio più maestose, praticando il Suo amore nei nostri confronti e completando il Suo potere.
Signore Gesù Cristo, un’ultima cosa vorrei dirTi: noi abbiamo trovato Dio in Te. Tu solo meriti di possedere, non soltanto i nostri cuori, ma quelli del mondo intero.
Abuna Matta al-Maskin (Padre Matta El Meskin)