In occasione dell’Avvento, Natidallospirito.com offrirà ai lettori alcuni brani tratti da “Omelie sulla Natività” di Gregorio di Nazianzo. Nel primo brano, Gregorio, quasi vivesse nella nostra epoca, si scaglia in maniera dura contro gli eccessi dei preparativi, dei “veglioni”, dei festeggiamenti che vede come estremamente mondani, lontani dallo spirito cristiano con cui bisognerebbe accogliere un evento così imporante come quello dell’incarnazione. Non che Gregorio intenda dire che non bisogna festeggiare! Tutt’altro! Gioia e divertimento sono emblema di questa festa. “Cristo è nato, glorificatelo!” dice all’inizio dell’omelia 38. Ma bisogna sapere come farlo cristianamente, non perdendo di vista il motivo e il senso della festa. “Il nostro divertimento” – scrive – “è particolare”. Non bagordi, non abbuffate senza senso, non festa per la festa, ma festa per gioire dell’amore di Dio per noi che nell’incarnazione trova la sua grande espressione.
Non incoroniamo i vestiboli delle case con corone, non organizziamo danze, non adorniamo le strade, non pensiamo a offrire banchetti ai nostri occhi, o a incantare con i suoni il nostro udito, non rendiamo effeminato il nostro odorato con languidi profumi, non prostituiamo il nostro gusto, non compiaciamoci del tatto: tutte cose, queste, che costituiscono altrattante strade al vizio e altrettanti ingressi al peccato. Non infiacchiamoci con le vesti morbide e fluenti, il cui pregio maggiore è l’inutilità, con la trasparenza delle pietre preziose, con il luccichio dell’oro, con gli artifizi dei colori che falsificano la bellezza della natura e che sono stati escogitati contro l’immagine di Dio.
Non con banchetti ed ebbrezze, ai quali (ben lo so) si accompagnano gli accoppiamenti e l’impudicizia, ché di maestri dissoluti dissoluti sono gli insegnamenti, o piuttosto, da semi cattivi nascono cattive piante. Non costruiamo dei divani elevati proteggendo il nostro ventre sotto la tenda della mollezza. Non teniamo in gran conto i profumi dei vini, le ricercatezza della cucina, le costosità degli unguenti. Che la terra e il mare non ci portino in dono il loro nobile sterco (ché questo è il modo in cui io sono solito onorare il lusso). Non diamoci da fare per superarci a vicenda in dissolutezza – ché è dissolutezza, a mio parere, tutto ciò che è superfluo e al di sopra dell’utile – e tutto ciò mentre altri hanno fame e hanno bisogno, altri che sono nati dallo stesso fango e dalla stessa mescolanza nostra.
No, tutte queste cose lasciamole ai Greci e al lusso e alle feste dei Greci. Costoro chiamano dèi degli esseri che si rallegrano dell’odore dei sacrifici e di conseguenza adorano con il ventre la natura divina – sciagurati costruttori e sacerdoti e adoratori di demoni sciagurati! Noi invece, che siamo adoratori del Logos, se anche dobbiamo rallegrarci, ci rallegreremo della parola e della legge divina e delle spiegazioni, in particolar modo, che costituiscono il significato della festa di oggi: in questo modo anche il divertimento nostro è particolare, e non alieno da Colui che qui ci ha radunato.
Gregorio di Nazianzo (Nazianzeno)
Discorso 38,5-6
in Gregorio Nazianzeno, Omelie sulla Natività, Città Nuova, 1983, pp. 46-48