6.
Benedetto, lui che la nostra libertà
ha potuto crocifiggere poiché egli gliel’ha concesso.
Benedetto, lui che anche il legno
ha potuto portare perché egli gliel’ha permesso.
Benedetto, lui che anche il sepolcro
ha potuto rinchiudere perché egli si è circoscritto.
Benedetto, lui la cui volontà
ha condotto all’utero e alla nascita,
al seno e alla crescita.
Benedetto, lui le cui trasformazioni[2]
hanno dato vita a noi uomini.
7.
Benedetto, lui che ha segnato la nostra anima,
l’ha adornata e l’ha sposata a sé.
Benedetto, lui che ha fatto del nostro corpo
una tenda della sua invisibilità.
Benedetto, lui che nella nostra lingua
ha tradotto i suoi segreti.
Siano rese grazie a quella voce,
di cui è cantata
la gloria sulla nostra cetra,
e la potenza sulla nostra arpa.
I popoli si sono radunati e sono venuti
ad ascoltare i suoi canti.
8.
Gloria al figlio del Buono,
disprezzato dai figli del maligno.
Gloria al figlio del Giusto,
crocifisso dai figli dell’empio.
Gloria a colui che ci ha slegati
ed è stato legato al nostro posto.
Gloria a colui che si è fatto garante [per noi]
e poi ha pagato il debito.
Gloria al Bello
che ci ha modellati a sua somiglianza (Gen 1,26).
Gloria al Limpido
che non ha guardato alle nostre macchie.
9.
Gloria a colui che ha seminato
la sua luce nella tenebra
– fu condannata per le sue azioni odiose,
essa che aveva nascosto i propri segreti[3] –
e che ci ha spogliato dal vestito di sozzura[4].
Gloria al Celeste,
che ha mescolato
il suo sale nel nostro intelletto,
il suo caglio nelle nostre anime.
Il suo corpo è divenuto pane
per dar vita alla nostra mortalità.
10.
Siano rese grazie al ricco
che ha pagato il debito per tutti noi,
ciò che non aveva preso a prestito;
lui sottoscrisse e divenne anche nostro debitore.
Mediante il suo giogo (Mt 11,29) ha spezzato [gettando] via da noi
le catene del nostro predatore.
Gloria al Giudice
che fu giudicato,
ma che ha fatto sedere i suoi dodici
per il giudizio delle tribù (Mt 19,28; Lc 22,30)
e che per mezzo di idioti ha condannato
gli scribi di quel popolo.
[2] Dio “esce” dalla sua eterna unità ed entra nella molteplicità della storia; per amore Dio, immutabile per natura, si appropria della dimensione creaturale del mutamento.
[3] I “segreti”, che corrispondono alle “azioni odiose”, sono da riferirsi alla tenebra, qui personificata.
[4] L’abito di cui Adamo si era rivestito con il peccato.
Efrem il Siro
dall’inno III del Natale tratto da:
E.S., Inni sulla natività e sull’epifania,
Paoline, pp. 149-160 (trad. di Ignazio De Francesco)