1 Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.4 Beati gli afflitti, perché saranno consolati.5 Beati i miti, perché erediteranno la terra.6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perché saranno saziati.7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.10 Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi (Mt 5)
20 Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.21 Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete,perché riderete. 22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. (Lc 6)
Fa lo stesso discorso che aveva condotto sulla natura dei poveri; cioè: non dice beati per sé quelli che – ad esempio – piangono o per la morte della cara sposa, oppure per la grave perdita dei cari figli; ma intende piuttosto definire beati coloro che si sforzano di cancellare con lacrime abbondanti i peccati di cui si sono macchiati, oppure coloro che non si stancano di espiare l’iniquità del proprio tempo e i delitti di quelli che errano; e fanno ciò perché mossi dallo zelo per la legge di Dio. La consolazione e l’esultanza del regno eterno vengono promesse dal Signore a ragione a coloro che piangono in modo tanto meritorio.
Cromazio di Aquileia
Commento al Vangelo di Matteo 17,3
E’ questo genere di tristezza che Gesù dichiara beata. Egli intende non una tristezza comune, ma una tristezza profonda che arriva fino alle lacrime; per questo non dice: “beati quelli che sono tristi” ma quelli che piangono. Anche questa beatitudine ci insegna la pienezza della virtù e della sapienza. Infatti, se coloro che piangono la morte di un figlio, della moglie o di un parente, non sono scossi da nessuna passione nel tempo del loro dolore, non provando alcun desiderio di impudicizia, d’orgoglio, d’invidia, né d’alcun altro vizio, in quanto sono presi soltanto dalla loro pena, tanto più coloro che piangono i loro peccati con sincero rimorso daranno una dimostrazione di virtù che sarà ancora più grande.
Giovanni Crisostomo
Commento al Vangelo di Matteo 15,2
Purificati dunque con le lacrime, lavati con il pianto. Se sarai tu stesso a compiangerti, un altro non piangerà per te […] Chi è peccatore pianga se stesso, e incolpi se stesso, per diventare giusto: infatti il giusto accusa se stesso (Prv 18,17). Seguiamo perciò l’ordine, poiché sta scritto: “Ordinate per me l’amore” (Ct 2,4). Ho deposto il peccato, ho moderato le abitudini, ho pianto i peccati: allora comincio ad aver fame e sete per la giustizia; infatti il malato grave non ha fame, perché il tormento della sua infermità tiene lontano la fame.
Ambrogio
Esposizione del Vangelo secondo Luca 5,55-56
Anzitutto, se presenti queste due questioni: “Che è meglio, ridere o piangere?”, chi è che non scelga per sé il ridere? Infine, a motivo del dolore salutare della penitenza, il Signore ha posto nel pianto il dolore, nel riso la ricompensa. Come? Quando afferma nel Vangelo: Beati coloro che piangono, perché rideranno. Quindi nel pianto è il dolore, nel riso è il premio della sapienza. Ha messo il riso al posto della gioia, non trattandosi di un ridere sguaiato, ma di esultanza.
Agostino
Discorsi 175,2