UNA NOTTE NEL DESERTO DELLA SACRA MONTAGNA
Metropolita Hierotheos di Nafpaktos
VI puntata
continua il viaggio nella meravigliosa preghiera di Gesù
– Ho letto, Gerondas, alcuni libri e articolo che riferiscono a quest’opera che è piena di grazia, l’opera del’esichia noetica, il richiamo incessate del nome di Gesù. Ma, siccome mi hai mostrato il suo significato, vorrei che condividessi con me alcuni pensieri a proposito di ciò a partire dalla tua esperienza personale e dalla conoscenza dei Padri. Non voglio imparare semplicemente per curiosità ma per il mio zelo di far esperienza, per quanto posso, di questo stato. Ti prego, non respingere questo mio desiderio.
Gli stadi della preghiera di Gesù
– Prima ho fatto riferimento ad una cosa. La preghiera noetica richiede, principalmente, rinuncia al mondo, sottomissione a un Geronda, la decisione, da parte del monaco, di rimanere in esilo e di conservare i comandamenti di Cristo a lungo. All’inizio la nostra attenzione deve concentrarsi sulla realizzazione dei comandamenti di Cristo e deve essere occupata nella pratica dell’astinenza e dell’obbedienza. Sappiamo, dagfli insegnamenti dei nostri Santi Padri, che le virtù non uniscono l’uomo a Dio in maniera perfetta, ma creano il clima adatto affinché giunga la preghiera la quale unisce l’uomo a Dio, la Santa Trinità. Le virtù sono il prerequisito per ottenere molta grazia, e sono esse stesse latrici di grazia. Ora, quando il Geronda, il quale possiede l’esperienza della preghiera di Gesù, si rende conto che la volontà del suo discepolo è stata sradicata e purificata dalle basse passioni, solo allora decide di iniziarlo alla preghiera di Gesù. Persino allora, comunque, non gli dice tutto ma solo ciò che egli può sopportare e realizzare. Lo guida poco a poco per evitare che egli possa essere spinto verso la delusione o l’errore.
– Quali sono queste tappe? Quali sono le tappe mistiche che ci portano all’unione perfetta con Cristo e alla gioia della grazia deificante?
– Lo scopo principale della preghiera di Gesù è unificare l’uomo “che è divenuto frammentato”.
– Perdona la mia interruzione. Cosa significa “unificare l’uomo”?
– L’uomo, secondo la Scrittura, è stato creato “ad immagine di Dio” (Col 3:10). Dio è Trinità, cioè un’essenza in tre ipostasi (Padre, Figlio e Spirito Santo). L’anima, dunque, essendo creata ad immagine di Dio, è singola ma è anche molteplice. Ha tre poteri: il potere appetitivo, il potere intellettivo e il potere iracondo. Tutti e tre devono essere uniti e diretti verso Dio. Secondo San Massimo, il loro sviluppo secondo natura è, per il potere intellettivo, avere la conoscenza di Dio, per il potere appetitivo desiderare ed amare solo Dio e per il potere iracondo realizzare la volontà del Signore. In questo modo, viene compiuto il comandamento: “”Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (Mr 12:30). Quando il nous rimane in Dio, esso innalza il potere appetitivo ad amare Lui e il potere irascibile a combattere contro lo spirito maligno e a cercare purificazione. Così, l’unione esiste perché esiste un impeto verso Dio. Bene allora! Il peccato distrugge l’unione dei tre poteri dell’anima. Il nous inizia ad ignorare Dio, il potere appetitivo ama le creature e non il Creatore e il potere iracondo è sottomesso alla tirannia delle passioni. Quindi, abbiamo la schiavizzazione completa dell’anima. San Gregorio Palamas descrive questo stato molto bene:
In primo luogo, il nuovo si allontana da Dio e si rivolge ad altre creature: “quando apriamo la porta alle passioni, il nous si disperde immediatamente, errando tutto il tempo attorno alle cose carnali e mondale, a molteplici piaceri e pensieri passionali che vanno insieme a loro”.
In secondo luogo, il nous, caduto lontano da Dio, svia il desiderio lontano da Dio e dai suoi comandamenti: “quando il nous si rebella, il desiderio si disperde in fornicazione e pazzia”.
In terzo luogo, la volontà è sottomessa alle passioni, è tormentata e diviene incollerita: “l’uomo che, destinato a divenire figlio di Dio, diviene invece un assassino, divenendo quindi non solo paragonabile alle bestie, ma anche ai rettili e agli animali velenosi, egli stesso diventa uno scorpione, un serpente, un covo di vipere”.
Quindi, i tre poteri dell’anima si allontano da Dio ma, al contempo, perdono la loro unità reciproca. Il potere appetitivo vuole ritornare a Dio ma il potere iracondo non glielo permette; il desiderio vuole ritornare ma il nous, non credendo in Dio, non vuole amare Dio. Lottiamo per questa unità e l’otteniamo in fine attraverso la preghiera di Gesù. Il ritorno a Dio comincia con la concentrazione del nous. Il nostro scopo è dio staccare il nous dalla sua attrazione verso gli oggetti circostanti e riportarlo a se stesso così che il desiderio sia ripreso.
– Ho capito perché mi hai esposto le cose in una maniera estramamente vivida.
–Sono i Padri che presentano queste cose, non io, figliolo.
–Dopo la mia interruzione e la tua spiegazione, mi potresti dire gli stadi della prieghiera in maniera più analitica? Da dove si inizia e come si progredisce?
–Ci sono cinque stadi:
1. Si recita la preghiera di Gesù oralmente. Ripetiamo la preghiera di Gesù con le nostre labbra cercando, al contempo, di focalizzare l’attenzione sulle parole della preghiera;
2. Il nous prende la preghiera di Gesù e la recità noeticamente. La nostra attenzione è tutta centrata di nuovo sulle parole, ma è concentrata sul nous. Quando il nous si stanca, iniziamo nuovamente a dire la preghiera con le labbra. Questo metodo, ovviamente, o l’uso dei grani per la preghiera (corona per la preghiera), indica ancora le classi elementari della preghiera di Gesù. Il principiante dovrebbe, comunque, iniziare da questo stadio e quando raggiunge un livello più perfetto, quello imperfetto scomparira. Dopo essersi riposato il nous, ricominciamo a concentrarvi la nostra attenzione. San Nilo consiglia: “Ricorda sempre Dio e il tuo nous diverrà paradiso”;
3. La preghiera di Gesù discende nel cuore. Nous e cuore sono uniti. L’attenzione è ora centrata nel cuore ed è immersa ancora nelle parole della preghiera di Gesù, e in primo luogo nel nome di Gesù che ha un’impercettibile profondità.
4. La preghiera diventa automatica. Viene fatta mentre l’ascetico lavora, mangia, discute o mentre è in chiesa, o persino mentre dorme. “Dormo ma il mio cuore è desto”, dicono le Sacre Scritture (Canto dei Cantici 5:2).
5. Poi si prova una leggera fiamma divina che brucia nell’anima e la rende felice. La grazia di Cristo vive nel cuore. La Santissima Trinità è stabilita. “Diveniamo il luogo in cui discende Dio, quando vive con noi, e si stabilisce nella memoria. Quindi, diveniamo il tempio di Dio quando il nostro ricordo di Lui non è disturbato da preoccupazioni terrene, e la mente non è distratta da pensieri inattesi. Fuggendo da questi ultimi l’amico di Dio si ritira in Lui, cacciando le passioni che invitano i pensieri intemperanti e occupando se stesso in una maniera che lo porta alla virù” (San Basilio il Grande). Quindi, egli sente la presenza divina in se stesso e questa grazia passa attraverso il suo corpo che diventa morto al mondo ed è crocifisso. Questo è lo stadio più estremo che è talvolta connesso con la visione della Luce increata. Questa è, virtualmente, il corso dello sviluppo della preghiera di Gesù. Ogni stadio ha una grazia corrispondente.