Cristo, che aveva promesso di fare dei suoi discepoli una cosa sola in Dio insieme a lui, che aveva promesso che saremmo stati in Dio e Dio in noi, ha realizzato questa promessa. In un modo misterioso ha compiuto per noi questa grande opera, questo privilegio stupendo. E sembra che l’abbia compiuto proprio salendo al Padre, che la sua ascensione corporea sia stata la sua discesa spirituale, che la sua assunzione della nostra natura in Dio sia stata allo stesso tempo la discesa di Dio fino a noi. Potremmo dire che ci ha veramente, benché in modo nascosto, portati fino a Dio, e che ha condotto Dio fino a noi, secondo il punto di vista che adottiamo.
Così dunque, quando san Paolo dice che (Col 3:3) possiamo intendere che vuole dire che il nostro principio di esistenza non è più un principio mortale e terreno, tale quello di Adamo dopo la caduta, bensì che siamo battezzati e nascosti nuovamente nella gloria di Dio, in questa pura luce della sua presenza che avevamo persa durante la caduta di Adamo. Siamo creati nuovamente, trasformati, spiritualizzati, glorificati nella natura divina. Attraverso Cristo riceviamo come attraverso un canale, la vera presenza di Dio, dentro di noi e fuori di noi; siamo impregnati di santità e di immortalità.
E questa è la nostra giustificazione: la nostra salità mediante Cristo fino a Dio o la discesa di Dio mediante Cristo fino a noi, possiamo dirlo in un senso o nell’altro… Siamo in lui e lui in noi; Cristo è «il solo mediatore» (1 Tm 2:5), «La Via, la verità e la vita» (Gv 14:6), unendo il cielo e la terra. Questa è la nostra vera giustificazione – non soltanto il perdono o il favore, non soltanto una santificazione interiore – bensì proprio l’abitazione in noi del nostro Signore glorificato. Questo è il grande dono di Dio.
Cardinal John Henry Newman (1801-1890)
teologo
Lectures on Justification, n° 9,9